La neve sul monte Capanne, caduta nella nottata, accompagnata dal nevischio della tarda mattinata e dalla grandine del pomeriggio, ha dominato la giornata del 29 gennaio scorso a Marina di Campo. In serata la fredda tramontana, dapprima leggera, ha cominciato a soffiare sempre più forte e il mare si è ingrossato. Onde irte e spumeggianti cominciavano ad abbattersi lungo la costa. La spiaggia e il porticciolo del paese si sono trovati in poco tempo immersi in una bufera di vento e neve. La montagna sopra il paese di San Piero si stava coprendo di grigi nubi diffuse che calavano verso valle. Lo specchio di mare appariva sempre meno sicuro. I tre moli di del porticciolo stavano dando poca protezione e si mostravano insufficienti. La preoccupazione e la tensione era nell’aria fra i marinai del porticciolo. Le barche all’ àncora hanno cominciato ad ondeggiare paurosamente. I proprietari di barche da diporto e soprattutto quelli dei pescherecci si sono allarmati avendo già vissuto esperienze simili negli anni passati come preludio di drammi sul mare. I pescatori, molti dei quali di origine ponzese, si adoperavano per migliorare gli ancoraggi dei loro pescherecci con cime più forti e grossi parabordi più resistenti. Mentre il turbine di vento aumentava i pescatori, con il nevischio nei capelli, mostravano la loro faccia tesa con le guance fredde. Le forti folate di vento portavano le barche sempre più vicine al molo. Frattanto il vento stava cambiando. Non proveniva più da nord. Soffiava il vento di ponente-maestro. Tutte le barche ballavano sulle onde impetuose e venivano coperte da forti spruzzi d’acqua. Le cime tese, che tenevano ormeggiate le barche, stridevano e le sartie vibravano con lamenti ed oscuri presagi. I pescherecci ancorati nel porto nell’angolo vicino alla vecchia palazzina ex-Finanza (oggi rifatta come palazzina Locman) erano più protetti e ondeggiavano lentamente nella sicurezza. Qualche barca più piccola cominciava a riempirsi d’acqua e c’era un grande impegno per non farla affondare. Si sentivano le prima grida e lo spirito di collaborazione, tipico dei momenti di pericolo sul mare, cominciava ad affiorare nelle menti e nei cuori. Si vedevano i marinai saltare da una barca all’altra per rafforzare gli ormeggi. Alcuni pescatori nella loro lotta violenta contro il mare in tempesta imprecavano contro il maltempo e la malasorte, altri dal molo infondevano coraggio, altri ancora con vena polemica manifestavano tutta la loro amarezza per l’incerta situazione. In ognuno c’era poca speranza per il proprio futuro e per quello dei loro figli che, terminata la scuola dell’obbligo, avevano iniziato a lavorare sulla barca di famiglia. Continuavano le folate di nevischio. I primi gruppi di pescatori cominciavano ad organizzarsi per fare delle ronde notturne di controllo. Lo spirito di sopravvivenza si rafforzava nella speranza che il dramma non peggiorasse. Si era pronti per affrontare le ore notturne mentre il tempo passava nell’incertezza. Passata la nottata è arrivata l’alba con altri momenti di vita. I primi raggi hanno illuminato dapprima i fianchi del monte Capanne ancora coperti di neve ed hanno trovato il porticciolo abbastanza tranquillo, anche se il gelido vento ancora accarezzava la faccia stanca dei pescatori che si muovevano con un andamento sonnolento. Un pescatore con i capelli bagnati, camminava lentamente assieme ad altri sul molo e si domandava “Quando finirà questa storia?” Con la burrasca appena terminata il porticciolo di Campo aveva mostrato ancora una volta i suoi aspetti critici facendo rivivere i drammi del passato. Si capiva che questa volta il peggio era passato ma si continuava a vivere e lavorare sul mare nell’insicurezza. I pescatori avevano ripreso la normale attività con più fiducia, riassestando gli ormeggi e preparando i mezzi da pesca con profondo impegno e responsabilità per dare un senso più compito al loro futuro.
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Pescatori Ponzesi
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