Torna indietro

Regione: principi, pretesti e poltrone

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : sabato, 24 gennaio 2004

Ancora una volta la Regione e l'intero schieramento di sinistra si trovano sostanzialmente schierati contro gli interessi degli elbani. E' una situazione che emerge dopo la sentenza della Corte costituzionale che ha annullato il decreto di nomina di Ruggero Barbetti a commissario del Parco dell'Arcipelago Toscano. Da un punto di vista strettamente giuridico istituzionale, non vi sono dubbi sulla liceità del ricorso della Regione alla Consulta: infatti, la legge 394 impone che il Presidente di un Parco debba essere nominato dal Ministero dell'Ambiente, ma in accordo con la Regione. Però, in questo caso, l'esigenza formale del rispetto delle norme si pone nei fatti contro la volontà della stragrande maggioranza degli elbani che, nonostante fossero contrari all’ istituzione del parco, avevano accettato la direzione Barbettti come un male minore: la prova di tutto ciò sta nel fatto che le categorie economiche elbane, (Associazione Albergatori, Faita, Coldiretti, Confcommercio) eccettuate quelle che dipendono dal continente (Confesercenti, Piombino, e CNA, Livorno), hanno più volte dichiarato in documenti ufficiali la loro fiducia in Barbetti. E questo si può capire: Barbetti è un elbano e un’operatore turistico che conosce bene i problemi dell'isola, oltre che un amministratore di grande esperienza con cui è possibile usare un linguaggio comune. Paradossalmente, anche i problemi che Barbetti aveva avuto nell'accettare il Parco, giudicati come una sorta di peccato originale dalla Regione, erano visti dagli elbani come una garanzia. Elemento che, se la Regione avesse avuto un più ragionevole e pragmatico approccio al problema, avrebbe seriamente preso in considerazione, specie in una fase di delicata transizione come questa, verso un’auspicata totale accettazione dell'area protetta e dei suoi valori. Quando la Regione Toscana ha fatto ricorso alla Consulta conosceva perfettamente questa situazione, ma evidentemente deve aver pensato che il rispetto della legge viene prima di tutto. Potremmo essere d'accordo se questo fosse un principio sempre rispettato e non un pretesto, uno strumento per lottare intorno ad una poltrona dove vi sono miliardi da gestire, amici da sistemare, conti da regolare. Gli amministratori regionali, purtroppo, non tengono conto né dei principi, né degli elbani e delle loro opinioni e dei loro diritti. Non lo fanno quando, come in questo caso, il non rispetto della legge porterebbe agli isolani qualche vantaggio; e non lo fanno, soprattutto, quando le norme le ignorano loro stessi, per di più mettendo in pericolo la salute della gente. La Regione infatti non sta rispettando un norma fondamentale del Dlgs 31/2001 sulle acque, in vigore dallo scorso mese di dicembre: non ha avvertito la popolazione, come espressamente impone la legge, del fatto che l'acqua che arriva nelle case non è un’acqua potabile, per la pericolosa presenza di boro, e che viene inviata solo in virtù di una deroga ministeriale. Deroga però che diviene nulla se la popolazione non è stata avvisata e quindi messa nelle condizioni di proteggersi. Quindi, da una parte una grande e dichiarata sensibilità istituzionale e un richiamo altissimo alle regole, con l'intervento addirittura della Corte Costituzionale su una storia di poltrone, e dall'altra il non rispetto di un Decreto legislativo che ha lo scopo di tutelare la salute di intere popolazioni. Un fatto di ben altra importanza e gravità. Si tratta dunque più di una lotta di poltrone che di principi. Ed è anche sospetto l'atteggiamento del Ministero dell'Ambiente che non ha iniziato un iter per raggiungere un accordo con la Regione, che avrebbe impedito alla Consulta di emettere la sentenza. Non è da escludere che oltre canale si siano messi d'accordo ( lasciando fare il suo corso alla Consulta) per risolvere il problema Barbetti all'interno del mercato delle poltrone, le cui regole si studiano e si applicano, ancora una volta, nei palazzi livornesi, fiorentini e romani: per Matteoli un accordo con Martini vale bene la trombatura di Barbetti. Se da oltre canale, da destra o da sinistra, interessasse veramente qualcosa degli elbani e dei loro problemi, non si farebbero la guerra per venire a decidere in casa nostra. Ma organizzerebbero un tavolo di consultazione ampio con i rappresentanti delle categorie economiche, con i Sindaci, con le associazioni culturali e ambientaliste, insomma con gli elbani per cercare un accordo. In questo caso, se le opinioni degli elbani contassero qualcosa, come succede in democrazia, Barbetti tornerebbe al Parco come Presidente. Ma difficilmente questo avverrà perché, come sta accadendo anche per la scelta dei candidati a Sindaco, ai tavoli dove si decide sull'Elba non c'è posto per gli elbani. C’è invece qualche posto per qualche ascaro locale al quale verrà gettato qualche osso. Ma gli ascari non sono elbani: sono ascari. Tutto qui


barbetti matteoli

barbetti matteoli