Due trentenni portoferraiesi sono stati pizzicati dai Carabinieri mentre cacciavano di frodo all’interno del Parco nella serata di Giovedì 19 Dicembre. I fatti sono accaduti nei pressi delle Miniere di Calamita nel territorio del comune di Capoliveri entro i perimetri del PNAT. I due uomini, uno dei quali è in rapporto con un istituto di vigilanza che opera proprio nel compendio minerario, sono stati sorpresi dai Carabinieri, che evidentemente stavano già indagando sul loro conto, mentre erano intenti a sviscerare una capra. L’animale che faceva parte del grosso branco di “selvatici” che staziona da anni nella zona, era stato appena abbattuto dai due che gli avevano sparato con una pistola di piccolo calibro (una 22), e nei pressi i militari trovavano altri due esemplari morti, che stavano per essere trattati nella stessa maniera. I Carabinieri traevamo immediatamente in arresto i due e li conducevano presso la loro caserma, ma le indagini sul caso proseguivano con le perquisizioni domiciliari, e nell’abitazione di un “giustiziere caprino”, all’interno di in un congelatore, venivano rinvenuti circa altri 60 chilogrammi di carne di capra macellata, evidente frutto di precedenti cacce. Tanto era sufficiente ai Militari dell’Arma per contestare agli arrestati una bella sfilza di reati: dal porto abusivo di arma da fuoco, al furto aggravato e continuato, fino all’esercizio abusivo dell’attività venatoria all’interno di un Parco Nazionale. Ovviamente si procedeva al sequestro della pistola e della selvaggina fraudolentemente cacciata. I portoferraiesi venivano successivamente ristretti nelle celle di sicurezza di Via Manganaro, dove trascorrevano la nottata tra giovedì e venerdì. Al mattino per decisione del Magistrato competente, che ha evidentemente considerato la posizione di incensurati di entrambi i due venivano scarcerati in attesa del processo.
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