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Controcopertina - Roberto Peria: un centrosinistra con la testa nel futuro

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : giovedì, 22 gennaio 2004

In questi ultimi tempi mi è capitato spesso di confrontarmi con diversi amici su quale possa essere la ricetta vincente per il centrosinistra (senza trattino) in vista della prossima scadenza elettorale amministrativa. Devo dire che le opinioni sono risultate sempre piuttosto variegate, ma tutti i ragionamenti convergevano intorno a tre idee fondamentali: 1. Bisogna essere uniti. 2. Bisogna essere credibili. 3. Bisogna essere innovativi. Ma che cosa vuol dire in concreto? Partiamo dal primo concetto: cosa vuol dire essere uniti? A quale tipo di unità aspiriamo? L'unità di una coalizione seria, a mio avviso, si regge sulla convergenza programmatica. Ho sempre pensato che prima degli uomini e delle poltrone vengano le idee, i progetti ed i programmi; d'altronde io stesso non saprei se fare parte o meno di un percorso se prima non riuscissi a vedere chiaro sulle finalità e sugli obiettivi di quel progetto. Da questo punto di vista il centrosinistra ha dimostrato capacità e senso di responsabilità, portando avanti per mesi un tavolo programmatico a cui hanno partecipato le forze politiche dell'Ulivo, Rifondazione, l'Isola e la Città; questo tavolo ha definito i principi fondamentali del futuro programma, creando così i presupposti per costruire una unità vera, sulle cose da fare; si tratta ora di confrontarsi sui criteri per la scelta del candidato sindaco, della giunta, dei consiglieri e poi entrare, insieme al candidato sindaco prescelto, nel merito delle specifiche e settoriali proposte programmatiche. Come si capisce facilmente la scelta del candidato sindaco è un aspetto importante, ma che può avvenire soltanto alla fine di un percorso. Ritengo pertanto che tutto il gran parlare che si fa di nomi e personaggi (da osannare o gettare nella polvere), di incredibili strategie e soluzioni, di accordi inesistenti ed improbabili sacrifici, nonostante sia comprensibile per la curiosità che l'argomento suscita, rappresenti uno spreco di energie assai improduttivo. Molto più interessante (ed utile) sarebbe che noi tutti cominciassimo a spiegare, a noi stessi ed alla gente, come la pensiamo sullo sviluppo economico, sull'urbanistica, sulla partecipazione, sui diritti dei cittadini, sui grandi temi del sociale, sull'ambiente. Veniamo quindi al secondo punto: "bisogna essere credibili". La credibilità di una coalizione è legata a mio avviso principalmente a tre concetti: 1. La proposizione di un programma pragmatico, concreto, ben definito e realizzabile nei tempi previsti. Non mi si fraintenda: non sono tra coloro che concepiscono la politica come micropolitica, come composizione, cioè, più o meno furbesca, dei tanti piccoli interessi diffusi che si agitano nella società ed ho sempre creduto, al contrario, in una macropolitica delle idealità e dei valori. Ma se quando si cerca di costruire un progetto con forti contenuti di idealità ci si dimentica di fare i conti con le disponibilità economico-finanziarie, o più semplicemente con i tempi generalmente assai lunghi del settore pubblico, volendo volare alti come le aquile, si finisce invece sempre col fare il volo del tacchino. Per evitare ciò ritengo che sarebbe importante, oltre che valutare ogni progetto sotto il profilo della fattibilità, anche predisporre una sorta di programmazione temporale degli interventi, precisando che cosa si intende realizzare nei primi sei mesi, nel primo anno, nei primi due anni etc., e procedendo a costanti verifiche pubbliche che coinvolgano quanti più soggetti politici e sociali possibili. 2. La capacità di essere trasparenti e chiari nelle scelte e nelle proposte. Più l'elettorato si convincerà che non vogliamo fare i soliti giochetti della politica, che non vogliamo promettere sapendo fin dall'inizio che non potremo mantenere, che non diciamo A, ma poi faremo B, più il nostro consenso aumenterà. In soldoni questo vuol dire avere la capacità di dire di no a richieste e proposte contrarie alla nostra idea di sviluppo del territorio, ma anche saper difendere progetti anche impopolari, ma comunque socialmente utili ed importanti. Nel concreto vuol dire, a titolo esemplificativo, saper rispondere ancora una volta con chiarezza alle domande: "qual è la nostra posizione riguardo al regolamento urbanistico di Portoferraio?", "come la pensiamo riguardo al parco?", "qual è il modello di sviluppo economico che abbiamo in testa?", "pensiamo che sia necessario costruire nuove strutture ricettive sul territorio?", "quale politica commerciale abbiamo in mente?", "che città futura immaginiamo per i nostri figli?", etc. 3. La capacità di costruire una squadra (dal candidato sindaco, ai candidati assessori e consiglieri) che sia in grado di raggiungere gli obiettivi che per noi sono qualificanti. E veniamo quindi al terzo concetto: essere innovativi. Sulla necessità di essere "nuovi" ho sentito consumare le discussioni più accese ed anche, a volte, più sterili. Qualche giorno fa, invece, durante una riunione, ho sentito dare da Catalina Schezzini (in un modo semplice e diretto come generalmente solo le donne sanno fare) la definizione più convincente ed intelligente di "nuovo modo di fare politica": concepire la politica come un contributo al proprio paese, una sorta di volontariato, facendo un percorso nel quale si risponde al programma concordato, alla propria coscienza e si lavora insieme a persone affiatate, che stimiamo e che consideriamo amici. Che cosa c'è, infatti, nella "morta gora" della politica elbana di più innovativo e più rivoluzionario della riscoperta di una dimensione della politica come impegno civile e volontariato e dell'unione di persone sulla base di un serio percorso condiviso? Mi si dirà che l'immagine è bella, ma un po’ retorica e soprattutto povera di contenuti ed in effetti è vero, perché "nuovo modo di far politica" vuol dire oltre che affrontare l'impegno con un nuovo spirito e nuovi comportamenti, anche costruire una nuova scala di valori che veda: - la competenza al posto dell'improvvisazione; - la correttezza al posto della furbizia - la trasparenza al posto dell'inciucio - la coerenza al posto del trasformismo - l'umiltà al posto dell'arroganza - la partecipazione al posto dell'indifferenza - il diritto al posto del favore. Siamo quindi giunti alla quadratura del cerchio? Basta questo per essere nuovi, bravi, vincenti? Io credo di no. Uno spettro si aggira per il centrosinistra, la perdita d'identità. Premetto: sono un riformista convinto; credo in una moderna sinistra di governo, aperta a tutti ed in grado di gestire le dinamiche complesse dell'attuale società. Ho un buon rapporto con tutte le "partite IVA" che conosco. Credo nel metodo della concertazione. Credo nella necessità di un forte partito riformista, che superando le appartenenze originarie, dia una diversa prospettiva all'ingessato centrosinistra nazionale. Ma credo anche che per fare tutto questo sia necessario, a Roma come a Portoferraio, non dimenticarsi mai, come avrebbe detto Norberto Bobbio, che la destra ha principalmente il problema della libertà, ma noi abbiamo soprattutto il problema dell'uguaglianza e della giustizia sociale. Guai se per sottrarre elettorato al centro-destra ci mettessimo a scimmiottarli sul loro terreno, guai se perdessimo i nostri riferimenti storici, i nostri valori, il senso stesso del nostro impegno. Ritorno a Bobbio, per dire -contraddicendo apparentemente la sua affermazione (ma il suo pensiero in realtà era più complesso e la contraddizione non c'è)- che una cosa possiamo e dobbiamo farla: ricordarci che il valore della libertà è anche nostro. E libertà a livello locale alla fine vuol dire tante cose: un'amministrazione pubblica più snella e più efficiente, degli amministratori non condizionabili in alcun modo; i poteri forti fuori dall'uscio; la rinascita di un dibattito culturale e politico (che in questi anni è mancato molto a questo paese); il sostegno alle forme di associazionismo spontaneo dei cittadini. Per dirla con uno slogan: non corsa al centro (cosa vorrebbe dire, poi?), ma partecipazione, confronto e "sociale" AL CENTRO del progetto. In questa direzione molto è stato fatto, ma molto rimane ancora da fare; d'altronde il cantiere è complesso ed ha bisogno, oltre che di bravi progettisti, anche di tempi lunghi. La scommessa per noi però è assolutamente da vincere, anche perché dopo i molti scandali ed arresti eccellenti l'immagine dell'Elba è pesantemente deteriorata e non si risale la china con un po’ di maquillage: il male si è rivelato grave, la risposta deve essere adeguata. D'altronde ho sempre pensato che il centrosinistra portoferraiese ed elbano nella prossima legislatura non solo non possa permettersi di tirare a campare, ma debba porsi il problema di come essere portato come esempio positivo in tutta la Toscana; solo così infatti si recupererà l'immagine che il nostro territorio ha perduto in questi anni per la disastrosa gestione del centro-destra. Chiudo con una doverosa precisazione di carattere personale. Pur essendo stato in questi ultimi tempi in una posizione politica tutto sommato defilata (diciamo che più che altro ho cercato di capire, piuttosto che interferire), mi sono ritrovato citato sulla stampa come (in sequenza): - candidato a sindaco della Margherita (per sbaglio); - candidato a sindaco di tutta la coalizione con addirittura vice-sindaco già attribuito. Visto che sono stato tirato in ballo, mi sembra giusto spiegare la mia posizione con ancora più chiarezza di quanto fatto finora. Preciso allora che l'unica ed esclusiva disponibilità che ho dato al mio partito -da sempre- ed all'Isola e la Città -in una serata di bellissimo confronto, che ancora porto nel cuore- è stata soltanto a lavorare a quel progetto di rinnovamento e cambiamento dei contenuti e del modo di far politica che ho cercato di spiegare (così male) con queste righe. Se nei prossimi mesi riusciremo a far nascere un centrosinistra unito, credibile, innovativo, libero da condizionamenti, un centrosinistra con la testa nel futuro, ma il cuore nei valori del passato, allora ci sarò, ovviamente nelle forme, nei modi e con il ruolo che stabiliremo tutti insieme. Se così non sarà, sicuramente non sarò della partita. D'altronde credo che 21 anni di impegno politico, senza mai nemmeno uno sgabello (non dico una poltrona) sotto il sedere, possano testimoniare chiaramente come io sia una persona che assai raramente si lascia tentare dal canto delle sirene.


spiaggia di S. Giovanni

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ghiaie secche spiaggia

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tramonto viste

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consiglio comunale 2 dicembre peria

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