Siamo stati richiamati recentemente al rispetto della persona del ruolo che svolge soprattutto a non essere cattivi. Elenchiamo qui di seguito alcuni illuminanti esempi di comportamento rispettoso: Telefonata “Le cazzate che scrivi te le inventi o te le suggerisce qualcuno?” Commento: In un colpo solo “cazzaro” e “velinaro” non male Dialogo “Digli al Rossi che sull’orlo della crisi di nervi ci sarà lui che si riempie di pasticche” Commento: Qui siamo di fronte ad un mirabile accento di finezza. Il nostro sa che il Direttore di Elbareport soffre di D.A.P. (Disturbi da Attacchi di Panico) e per questo deve assumere blandi farmaci che comunque non incidono né sull’umore né sulle capacità intellettive di chi ne fa uso. Recenti studi storico-psicologici hanno stabilito che quasi certamente di DAP (sindrome “compresa” relativamente da poco tempo) avevano sofferto molti personaggi storici come: Immanuele Kant, Alessandro Manzoni, Charles Darwin e Marcel Proust (di conseguenza pensiamo che il nostro “castigatore” possa dirsi immune dai D.A.P.) Complimenti comunque per l’apertura mentale. Dialogo Bis “E la devono smettere di dire che hanno 2000 contatti il giorno ce n’avranno 300 ..” Commento: Sarebbe importante convincerli che non siamo bugiardi anche perché sui contatti non si scherza, avendo quei numeri valore commerciale. Nominino un informatico di loro fiducia gli faremo vedere i report (compilati da un’agenzia terza) dai quali potrà desumere quanti, quando, da dove e come accedono al sito che ospita il nostro giornale ed altri particolari tecnici. Eviteranno di sparare cazzate. Telefonata Bis “Non vado a lavorare alle nove e mezzo come fa il Rossi …” Commento: Ci va un po’ prima e comunque è tenuto a rispettare orario di sportello e monte ore complessive di ore 36 settimanali controllate elettronicamente. Presta servizio da 34 anni ed è stato sempre considerato un decente dipendente da tutti gli amministratori succedutisi. Perplessità sulla “resa” del medesimo furono esternate episodicamente solo nel 1970 da l’Ing. Benedetto Provenzali e nel 2003 da un consigliere di A.N., ma è nella logica delle cose, i dipendenti pubblici godono di una pessima letteratura anche a sinistra da dove più si dovrebbero difendere i lavoratori. Articolo "E quando la disinformazione gioca con l’onorabilità, la dignità, la storia e i sentimenti delle persone, allora è calunnia e diffamazione, allora, per intenderci, è una carognata". Commento: Cara Elena non te la prendere a me è successo di peggio. Qualche anno fa le mie bimbe potevano leggere in un buon numero di vetrine portoferraiesi un manifesto in cui insieme a Lorenzo Marchetti, i Sindacati al PDS ed al Tirreno e l’Unità c’era il nome del loro padre accusato di “gettare fango” “crocifiggere” “violentare” perfino i morti del "Moby Prince" qualche giorno dopo che una nave era andata arrosto insieme 140 persone che attendono ancora giustizia. Quel manifesto che era firmato furbescamente “i dipendenti Navarma” che non voleva dire nulla una sigla nei confronti della quale non potevo tutelare (con Lorenzo) la mia onorabilità ferita. Allora i dipendenti Navarma erano forse 800, e c’era chi si vantava che non uno di loro avesse una tessera del sindacato in tasca. La stessa società poi promosse azione legale nei miei confronti (unica in 30 anni) perché avevo osato dire che aveva avuto qualche incidente anche in precedenza. In nessuna delle due occasioni ebbi molte attestazione di solidarietà, solo le scuse di un negoziante che aveva appeso quel manifesto infame senza leggerlo. Ma vedi come cambiano i tempi Elena: la società in questione oggi ha cambiato nome e look, è guidata da un imprenditore che si favoleggia detenga icone guevariane in casa, che finanzi la sinistra, che si preparasse, nel 99, pronubi Fratini e Scelza Massimo, ad essere il partner privato della “Cosimo”, e forse c’è chi pensa a dare una soluzione baleniera per la gestione dei servizi nella Portoferraio del futuro, la Portoferraio Partitivistica governata da un CentroDestraSinistra-manontroppo che temo fortemente si stia profilando. Ma perché poi lo dico a te Elena non lo so, tu quel manifesto lo conosci, è appeso dietro la porta della stanza che funge da redazione, è la copia che tolsi spiegazzata dalle mani di Anselmo Anselmi molto incazzato, e lo ero anche io imbestialito, perché qualche anonimo non punibile signore gettava fango (lui sì) contemporaneamente su un mio compagno, sul mio partito, sul mio sindacato, sul mio giornale, sui miei colleghi del Tirreno. E su me. Al tempo. C’è da finire questo pezzo infinito, c’è da mettere in rete il giornale dopo essersi scusati coi lettori che trovano in genere note distensive in quest’angolo del giornale. C’è da ritornare all’oggi ed a scrivere di quello che accade. Ma è anche opportuno ricordare quello che è accaduto appena ieri (in termini politici) per questo è meglio che quel manifesto resti appeso dove sta.