E’ giunta al quarto anno la celebrazione del “Giorno della Memoria”, che si svolge il 27 gennaio, istituito per ricordare lo sterminio e le persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti. Un riferimento preciso che non può non estendersi alla condanna di ogni totalitarismo e ad ogni violenza quale strumento di potere. Per tenere desto il ricordo e per riflettere sulle problematiche del presente, un ruolo importante possono e devono svolgerlo le istituzioni e la scuola. Esse, infatti, possono promuovere iniziative e attuare percorsi informativi ed educativi orientati all’affermazione dei valori della conoscenza e del rispetto delle diversità, contribuendo alla realizzazione del dialogo come stile di convivenza sociale. Particolarmente in questi tempi, si attendono parole chiare e non episodiche anche dai diversi rappresentanti religiosi sulla pace possibile e doverosa, comprese le voci delle fedi meno diffuse di quella cattolica. Personalmente ritengo utile favorire l’espressione di tutti, proprio perché è urgente far comprendere che la pace è scritta nel DNA di ogni religione e che la violenza “in nome di Dio” è solo frutto di fanatismo. E’ auspicabile che – come gli anni scorsi - vengano organizzate iniziative, con il coinvolgimento delle giovani generazioni. Utilmente potrebbe essere distribuita l’edizione speciale (realizzata dalla Regione Toscana) del libro di Enzo Collotti “La soluzione finale - Lo sterminio degli ebrei in Europa”. A Livorno, il programma delle iniziative della Provincia (in collaborazione con il Comune labronico, la Comunità ebraica e il Centro di documentazione per l’Antifascismo e la resistenza) comprende una serie di iniziative musicali, cinematografiche, teatrali e mostre d’arte. Da segnalare, in particolare, due incontri pubblici. Martedì 27 gennaio (ore 16,30, Sala del Consiglio provinciale) dibattito su “Il Giorno della Memoria” con C. Frontera (presidente Provincia), G. Lamberti (sindaco di Livorno), J.L. Kalon (rabbino capo comunità ebraica di Livorno), A. Appelfeld (scrittore) e E. Toaff (rabbino capo emerito comunità ebraica Roma). Giovedì 29 gennaio (ore 16,30, Sala del Consiglio provinciale), dibattito su “E’ reale il pericolo di un nuovo antisemitismo?”, con M.Luzzati (Università di Pisa), R. Finzi (Università di Trieste) e B. Manfellotto (direttore de “Il Tirreno”). Quest’ultimo appuntamento è particolarmente significativo dopo gli attentati alle sinagoghe turche e ai numerosi episodi di intolleranza in Europa. E anche alla luce della recente inchiesta dell’Eurispes sull’opinione degli italiani sulla questione mediorientale. I ricercatori chiedono vigilanza “perché esiste un’area di possibile incubazione del virus dell’antisemitismo”. Il riferimento è ad un’area che comprende un 11% di intervistati che crede che l’olocausto non abbia fatto poi tante vittime come si dicembre e un 34% che è convinto che “gli ebrei controllano in modo occulto il potere economico, finanziario e l’informazione”. Appare quanto mai opportuno fare memoria perché il futuro sia diverso.
campo di concentramento torre