Caro Signor Scelza, Vorrei tentare di riportare la comunicazione su di un livello diverso dal quale è sceso Lei, magari chiarendo in maniera più completa il senso del mio articolo. Quello che veniva ipotizzato (e ritornerò su questo termine) nello scenario preelettorale di Portoferraio era un incastro di modelli e metodi che si prestano ad una dura critica (personalissima s’intende, ma non per questo carognesca) sia perché tradiscono completamente lo spirito partecipativo del 5 aprile, sia perché mutuano un po’ troppi cliché da quella destra che dicono di voler combattere. Se poi a quei metodi e a quei modelli ho assegnato un riferimento anagrafico è perché una delle lezioni che ho imparato da questo giornale è quello di dare i nomi alle cose, e nomi e cognomi alle persone. E’ forse questo che spiazza di più i lettori o i protagonisti di critiche severe sul piano politico, scambiare per calunnia, disonorabilità, saccheggio della dignità personale, riflessioni che non si limitano ad essere così generiche da essere palindrome, ma che assegnano una bocca ed un naso al modello che si sta criticando, (e poi dire a qualcuno che è una vittima sacrificale, o assegnargli un futuro alla Cosimo dei Medici, per quanto indebitata sia, non corrode in un attimo una vita di morigerata condotta!). Di qui l’errore, che genera nella controparte goffi scivoloni dai toni inutilmente velenosi che sviano dal sano discutere sulle vere questioni. E veniamo alla lezione di giornalismo impartitami. “Attenersi ai fatti e alla verità”, in pratica evitare di “pensare” (per quello ci sono i politici?), e seguire ciò che qualcun altro ha stabilito essere la verità. Vede Signor Scelza, il mestiere di giornalista è molto meno circoscritto di quanto teorizzi lei. Il giornalista oltre che propalatore di eventi è anche portatore di opinioni, non esiste l’essere super partes, chi tenta di esserlo, anche in buona fede, mistifica due volte le cose: dando inevitabilmente la propria parziale visione dei fatti credendo però di raccontare il mondo intero. L’importante piuttosto, quando si scrive, è dichiarare esplicitamente la propria posizione e cercare di distinguere chiaramente gli oggetti dalla loro interpretazione: le opinioni appunto, (o ipotesi) in modo che chi legge sappia orientarsi. E il suo è un modo singolare di trattare con le opinioni altrui, quando non le condivide, invece di controbattere con argomenti fondati e definirle semplicemente sbagliate, toglie loro la dignità di idee e le degrada al rango di calunnie e diffamazioni, sputandogli sopra il marchio di disonestà. In quanto alla mia incrollabile sicurezza sulla Sua sicura sconfitta e sulla “offerta sacrificale” perché lo ha detto il “Capo”, ebbene, mi chiedo, visto che davvero lo aveva detto lui e io molto modestamente ho soltanto sottoscritto quella dichiarazione, perché non gli ha risposto direttamente nei giorni successivi il suo editoriale? Forse perché è molto più semplice tentare di delegittimare una giornalista in erba, dandole lezioni di vita, invece di un professionista incallito dagli anni e dai riconoscimenti? Ed infine speravo che invece di difendersi da una fantomatica offesa di "figlio di Tanzi", Lei cogliesse l’occasione per spiegarci quali sono le idee nuove che ha in serbo per una nuova Portoferraio, quella che chiede un recupero del centro storico, che non chiude i cancelli di fronte ai volontari, che non costringe gli anziani a spostarsi da una parte all’altra della città per comprare il latte ed i biscotti a prezzi ragionevoli. Così avrebbe potuto convincerci che la Sua candidatura a Sindaco era motivata e sostenuta da un vero spirito di servizio, dissolvendo ogni dubbio. Invece si insiste sul tema che Elbareport ed i suoi giornalisti conducono battaglie contro i nomi ed i cognomi, che essi hanno intrapreso la caccia alle streghe per manifesta sete di scalpi, o scegliendo di avversare qualcuno in base alla sue facoltà dispensatrici di quarti d’ora di celebrità. Sia chiaro una volta per tutte, qui si ragiona di idee e di metodi, di scelte giuste o sbagliate, senza scendere sul piano dell’offesa personale, non ci dà particolari soddisfazioni e soprattutto non ci servirebbe proprio a nulla.
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