Cara signora Elena, vorrei amabilmente darle del “tu”, come si usa tra presunti compagni, ma, visto le cose che scrive e gli umori che La agitano, temo che la cosa potrebbe risultarLe sgradita. Mi rassegno dunque a darle del “Lei”. Ho letto, sull’edizione odierna di Elbareport, un Suo intervento in cui tenta di rivelare i veri, inconfessabili motivi che si nascondono dietro la mia eventuale candidatura a sindaco di Portoferraio. Lo scenario che Lei descrive sarebbe questo: i vertici locali, provinciali, regionali, nazionali dei DS, partito notoriamente colluso con poteri forti ed oscuri, stipulano un patto segreto con diabolici potentati economici, a cui offrono in pasto un docile e consenziente loro iscritto (sono io ovviamente il bischero di turno) facendo finta di volerlo candidare a sindaco, in realtà destinandolo a sicura sconfitta (su questo Lei non ha dubbi: lo ha detto il Capo!) e all’immancabile sacrificio, in cambio di “qualche altra cosa” (Una nave della Moby? Una vacanza premio gratuita per tutti i dirigenti DS? Una strenna natalizia a vita?). Tutto per il perverso disegno di mettere le mani sulla Cosimo dei Medici, la disastrata Società partecipata del Comune di Portoferraio, così derelitta eppure così ambita da giustificare un tale tenebroso intrigo, degno della penna di Le Carrè. Il Suo articolo, signora Elena, mi ha profondamente turbato, ha colpito dolorosamente la mia coscienza al punto che ho deciso, in uno slancio liberatorio, di confessarLe tutta la verità. Ebbene, signora Elena, io non sono quello che appare. Io sono in effetti il figlio segreto di Calisto Tanzi, il noto bancarottiere della Parmalat. Sono stato costretto, in tutti questi anni, a recitare la parte del cittadino onesto e leale, del dirigente riservato ed irreprensibile, del buon padre di famiglia, per di più di sinistra. Un vero tormento, mi creda. Ma il vero disegno, a lungo sopito, preparato e nascosto, era uno solo: mettere le mani, attraverso la conquista del Comune di Portoferraio, sulla Cosimo dei Medici, un vero paradiso per le più spericolate operazioni finanziarie internazionali, da riempire di debiti (l’attuale Amministrazione, inconsapevolmente, ci sta già dando una mano), per arrivare infine ad una nuova, miliardaria emissione di “bond”, che la Banca dell’Elba sarebbe stata costretta a sottoscrivere, per poi rifilarli agli ignari cittadini di Portoferraio suoi clienti. Contenta? Bel mestiere il giornalismo, quando è serio, rigoroso, onesto. Ma, come tutti i mestieri, anch’ esso ha una sua etica, un suo codice morale. Che è quello di informare, attenendosi ai fatti e alla verità. Quando si inventa e si fantastica, non si fa giornalismo, si fa disinformazione. E quando la disinformazione gioca con l’onorabilità, la dignità, la storia e i sentimenti delle persone, allora è calunnia e diffamazione, allora, per intenderci, è una carognata. Oso sperare che Lei non interpreti questo mio modesto sfogo come un tentativo di limitare la Sua personalissima “libertà di stampa”. Non mi permetterei mai. Continui tranquillamente a fantasticare, a inventarsi storie, intrighi e ad infilarci dentro i personaggi che vuole. Se le mie parole Le hanno creato qualche fastidio, Le sia di conforto l’idea che forse Le sto regalando il Suo momento di gloria. Vedrà, domani ci sarà senz’altro chi giudicherà questa mia lettera come un attentato alla libertà di pensiero e di espressione. Lei diventerà, magari per un giorno, il martire di turno: ruolo tra i più ambiti per chi ama sentirsi, in ogni suo gesto, in ogni sua parola, come investito di una missione, e perciò stesso infallibile e indiscutibile. Riceverà dai Suoi sodali sostegno e solidarietà. E si ripeterà l’ennesimo rito consolatorio delle solite prefiche, che tra lamenti e condanne, Le offriranno conforto e comprensione. Nella spasmodica attesa di trasferirsi ad un altro capezzale, gli occhi già umidi per il prossimo pianto, le bocche già aperte per i nuovi anatemi. Cordialmente, Franco Scelza Caro Franco Permetti che sia io a risponderti brevemente; Elena, che in questo momento non può leggerti, opporrà i suoi ragionamenti, se lo riterrà opportuno (qui non ci sono Capi questo è un giornale a leadership diffusa), in dettaglio domani. Ti voglio però raccontare chi è la giornalista che tu hai tentato di triturare moralmente, perchè è persona ancor più riservata di quanto sia tu e per questo pochissimo conosciuta. Se tu pensi che Elena sia una signora borghese e annoiata che fa giornalismo perchè "fa tendenza", sbagli. Fa l'insegnante molto precaria ed è coniugata con un tecnico conduce una vita dignitosa e non appariscente, sa scrivere (molto bene fidati) e sta provando a crearsi una professionalità alternativa facendo i due anni di "gavetta" molto dura in un giornale ricco solo di lettori (tanti rifidati)che si chiama Elbareport e che penerà perfino per trovare i soldi da darle, il minimo compenso, perchè a settembre prossimo possa staccare il tesserino di pubblicista. Sei dopo Ruggero Barbetti la prima persona che le rivolge critiche negative, i colleghi e quanti sono entrati in contatto con lei ne hanno apprezzato modestia, gentilezza, disponibilità ed un livello di professionalità sorprendente per la rapidità con cui è stato conseguito, oltre che intelligenza ed una solidissima cultura. Questa intrigante diffamante calunniosa e carogna (uso le tue espressioni) impiega inoltre il tempo che può destinare ad una cosa tipo "Rotary" che si chiama "Tempo Amico", e che si occupa dei cittadini forse più sfortunati, quelli finiti in carcere, dove ha (gratuitamente) insegnato. Permettimi un gioco di parole: hai trattato in modo incivile una persona profondamente positiva e paradigmatica della società civile. Non penso Franco che Elena andasse cercando un quarto d'ora di celebrità, con un articolo "diffamante, carognesco e calunnioso" nientepopodimenoché contro il candidato-candidato sindaco di Portoferraio (mecojoni! direbbero a Roma), né cercasse il martirio o la compagnia di prefiche di sorta. Cercava di fare quello che deve fare una brava giornalista: indagare, andare oltre le verità di comodo e ufficiali, raccontare le cose anche quando non sono comode, rendere lo scontro politico (che è, mi par chiaro, insieme scontro di convinzioni e di interessi) intellegibile ai lettori di questo giornale, senza diffamare e senza calunniare, senza essere carogna, ma senza fare sconti a nessuno, senza paura di nessuno. Senza farsi condizionare né dalle tracotanti garufate (che poi risultano impopolari), né dalle possibili scomposte reazioni dei punti sul vivo, che quando reagiscono come hai fatto tu (a mio parere) più che ledere la libertà di stampa fanno una cosa molto poco intelligente. Per me ci è riuscita, perchè Elena (e non solo a mio parere) è una brava giornalista, una delle persone a cui sono orgoglioso di aver trasmesso un po' di mestiere. Che dirti ancora? Potrai rivalerti da Sindaco di Portoferraio non assumendola come trombettiere (ops! addetto stampa) nonostante la laurea ed i titoli professionali veri. In ultimo ti inviterei (e mi fa specie doverlo fare con una persona moderata come sei) ad una maggiore accortezza nell'uso delle parole. Tanto tu che il sindaco in carica dovete rendervi conto che usare il termine "calunnia" è grave, molto grave, e non si dà di calunniatore alle persone perbene, è profondamente ingiusto oltre che non consentito dalle leggi della Repubblica Italiana, che un Sindaco deve, prima dei suoi amministrati, imparare a rispettare.
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