Abbiamo deciso di andare in rete comunque, anche oggi nel giorno in cui la categoria dei giornalisti ha proclamato uno sciopero, non solo perché questo giornale è di chi lo scrive e lo pubblica, cioè è edito da un gruppo di persone che si trasformerà presto in cooperativa, e non avrebbe senso scioperare contro noi stessi, ma anche perché riteniamo (forse con una punta di presunzione) che Elbareport, ad appena due mesi dal varo, sia già un “servizio essenziale informativo” per la comunità dell’Isola d’Elba. La nostra solidarietà ai lavoratori in sciopero è espressa dall'interno, oggi siamo in lotta con loro per una informazione democratica ed in particolare a chi fa questo mestiere nella maniera più precaria e meno garantita. E proviamo anche ad aprire questo numero con un ragionamento su alcuni aspetti, se non della vertenza in atto, dell’accesso alla professione per quei ragazzi che spesso iniziano questo percorso fuorviati dalla tanta (troppa) pessima letteratura sull’argomento, della rappresentazione di cartapesta e da soap-opera del mestiere che viene spesso proposta da prodotti non strettamente informativi. Scrivere è un altro paio di brache, ricavarne di che vivere improbabile e durissimo e non solo perché la parte maggiore del potere informativo è detenuto da signori che hanno sempre praticato da una parte l’emungimento di finanziamenti pubblici e dall’altra il sistematico sfruttamento di un esercito di giornalisti o aspiranti tali, ma anche perché sulla pelle di tanti ragazzi che hanno fatto la gavetta, si sono consumate ingiustizie anche a dimensione paesana, da cui purtroppo l’isoletta felice in cui viviamo non è esente. Ci rendiamo conto di fare un discorso antipatico e che probabilmente farà inquietare qualcuno, ma tra le cose che abbiamo sempre ripetuto a quella decina di ragazzi a cui negli ultimi 30 anni abbiamo trasmesso informazioni sul mestiere di scrivere c’è un concetto che poi abbiamo senti mirabilmente sintetizzare da quel grande che è Sandro Curzi: “Un giornalista che non fa incazzare nessuno è un pessimo giornalista” E parliamo specificamente degli Uffici Stampa. L'organizzazione di questi servizi, incentivata dalle nuove normative recentemente introdotte è stata interpretata dagli Enti operanti all'Elba in maniera non corretta. In nessun caso, almeno a quanto ci risulta, le funzioni sono state attribuite sulla base di una selezione formale o informale, bandita. Non si è in sintesi fatto un esame dei cittadini che erano in possesso dei titoli necessari (anche secondo i dettami della legge)all'esercizio della professione, valutandone in dettaglio le reali esperienze di lavoro compiute. Si è proceduto a scelte ed al conferimento di incarichi (o di compiti all'interno del personale pubblico) solo sulla base di "vicinanze" politiche con questo o quel soggetto, senza tener conto del fatto che sul mercato (anche elbano) stazionavano in libertà occupazionale elementi che si erano conquistati titoli professionali con anni di lavoro (vero) per testate giornalistiche serie e riconoscibili. Due altri ancora sono stati i perversi risultati di questa pratica: il primo è che comunque si è incentivato un poco professionale stile comunicativo all'insegna del "magnificat", confondendo i termini di propaganda e informazione, il secondo è che si è tradito almeno lo spirito delle norme, che intendevano dotare gli enti pubblici di strumenti informativi tecnici, talchè i servizi informativi fossero un tramite da usare tanto dagli esecutivi e dalle maggioranze, quanto dalle opposizioni. Tutto ciò a discapito della stessa figura dei "pubbici informatori" e con buona pace della necessità democratica dei cittadini di godere di notizie elargite con il criterio se non dell'imparzialità, almeno della considerazione di chi la pensa diversamente rispetto a chi regge il bastone del comando.
Sergio Rossi direttore elbareport