Le battute al cinghiale nel Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, autorizzate nonostante le linee guida del Ministero dell’Ambiente non le ritengano uno strumento idoneo per il controllo degli ungulati in un’Area Protetta, si stanno rivelando un vero fallimento: sono solo 140 i cinghiali abbattuti fino al 30 dicembre rispetto ai 250 previsti dal Parco Nazionale. Intanto, nonostante ci siano oltre 300 cacciatori autorizzati, molte battute "selettive" nel Parco vengono disertate e non raggiungono il numero di abbattitori previsto, tanto che pare che i cacciatori siano intenzionati a chiedere una riduzione del numero di partecipanti per squadra. Ma questa strana caccia di "selezione" sta dando anche altri inconvenienti. Chi frequenta i boschi si sarà accorto di uno strano fenomeno: in alcune zone, al di fuori del Parco Nazionale e in vicinanza dei suoi confini, sono in atto vistose pasturazioni di granturco, evidentemente realizzate per tenere i cinghiali fuori dal Parco. In questi giorni ci sono state segnalate anche irregolarità che andrebbero meglio controllate dal Parco Nazionale: qualche tempo fa, sulla strada che sale da San Martino verso il Mulino a Vento, alcuni escursionisti si sono trovati nel bel mezzo di una battuta al cinghiale, senza che, a quanto pare vi fossero le necessarie segnalazioni di caccia in corso e di pericolo. E’ noto che la Strada provinciale di Perone viene usata dai cacciatori per poste al cinghiale che non dovrebbero essere permesse lungo una via di transito. Il 27 dicembre, tra Rio Marina e Cavo, alcuni cittadini hanno protestato per una squadra di cacciatori che svolgeva attività venatoria "di selezione" all’interno del Parco, ma direttamente sulla strada provinciale ed in vicinanza delle case, cosa assolutamente proibita dalla legge. Un altro spiacevole episodio si è verificato a Bagnaia il 30 dicembre, durante una delle ultime braccate del 2003: mentre era in corso una battuta di caccia "selettiva" dentro il Parco i cacciatori non solo hanno sconfinato e sono usciti dall’Area Protetta, ma si sono spinti lungo la strada comunale e fin dentro giardini privati, in vicinanza di abitazioni, sollevando anche proteste da parte dei proprietari, Il tutto di martedi, giornata di silenzio venatorio durante la quale sarebbe proibito cacciare nell’area non compresa nel Parco. E’ sempre più evidente che la scelta del Parco di affidare semplicemente alle squadre di cinghialai il controllo della popolazione di suidi selvatici non solo si sta rivelando sbagliata e in contrasto con la normativa, ma anche pericolosa per la violazione delle regole che viene costantemente fatta durante queste braccate. E’ evidente che gli scarsi ed aleatori controlli previsti dal Parco lasciano ai cacciatori mano libera e trasformano quelli che dovrebbero essere abbattimenti selettivi nell’Area Protetta in una caccia incontrollata dentro e fuori il Parco, priva addirittura delle regole e delle cautele previste dalla legge sulla caccia. Ma che i cacciatori abbiano all’Elba una specie di immunità lo si può vedere anche dall’atteggiamento della Provincia di Livorno sull’Ambito Territoriale di Caccia all’Elba. Nel maggio 2003 il rappresentante di LEGAMBIENTE, da poco nominato, si sospese dall’ATC dell’Elba, per non essere in alcun modo coinvolto in una strana gestione che aveva portato un Ente previsto dall’articolo 14 della legge 157 sulla caccia a gravissime irregolarità amministrative e a non presentare ed approvare i bilanci degli anni 2000, 2001, 2002. Intanto si sono accumulati ben 90.000 euro non spesi, mentre molti cittadini attendono da troppo tempo i risarcimenti dei danni causati dai cinghiali e che l’ATC non rifonde. LEGAMBIENTE invitò l’Assessore Provinciale Franchini a commissariare l’ATC per ristabilire le regole previste dall’articolo 13 – Compiti dei Comitati di gestione degli A.T.C. della Legge Regionale 3/1994 che dice esplicitamente: " 9. in relazione alle attività di propria competenza, ciascun comitato di gestione predispone progetti finalizzati al raggiungimento degli obiettivi del programma annuale di gestione provinciale e la relativa rendicontazione, secondo quanto previsto dallo specifico regolamento. La Provincia provvede a finanziare i predetti progetti finalizzati ai sensi dell’art. 50, 1° comma, lett.d). 10. La Provincia esamina la rispondenza fra attività svolte, direttive impartite e fondi erogati e dispone gli opportuni atti a tutela dell’interesse dell’Amministrazione." L’Assessore Franchini assicurò che se l’ATC non avesse presentato i bilanci entro un mese avrebbe preso drastici provvedimenti. Dopo 8 mesi siamo ancora in attesa che l’ATC presenti i bilanci 2000, 2001, 2002 o che la Provincia compia gli atti di tutela previsti dalla legge.
cinghiale primo piano