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Occorrono modifiche alla 394, se il Parco deve sopravvivere

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : giovedì, 19 dicembre 2002

Forse è utile rileggere, con il vantaggio del tempo passato, la lotta contro l’istituzione del parco, non per dare patenti o per rinverdire accuse e polemiche, bensì per ricevere tutti una lezione da ciò che è stato e per capire chi aveva ragione e chi torto. Quindi, un’operazione legittima oltre che utile. Gli effetti di quella scelta sono sotto gli occhi di tutti; questo, da una parte, ci toglie la serenità per un’analisi di tipo storico, ma dall’altra ci fornisce alcuni dati incontestabili sui quali ragionare. Potremmo partire da questi non per fare un’analisi critica, articolata e argomentata, ma solo per fornire spunti ad una riflessione. 1) A distanza di sette anni il parco non è decollato. Non solo non sono stati ancora approvati i necessari strumenti di programmazione territoriale (Piano e Regolamento del Parco e Piano Pluriennale Socio Economico), ma il parco è stato addirittura commissariato e, come altri parchi italiani, non ha ancora un assetto stabile. La regione ha presentato ricorso al TAR contro il commissariamento del parco da parte del ministero ed ha serie possibilità di vederlo accolto; 2) il parco, con le sue poltrone e i suoi miliardi, ha corrotto la coscienza di una parte della classe politica elbana, che ha elevato il doppiogiochismo e la contraddizione a sistema, introducendoli come normale prassi politica: gli amministratori fanno a gara per concorrere all’attribuzione di poltrone ed incarichi all’interno del parco, ma poi ne ignorano la presenza nella redazione dei piani urbanistici dei vari comuni; 3) il parco ha spaccato il territorio dell’Elba in due parti: la prima abbandonata in balia dei cinghiali, i quali hanno distrutto tutto quello che c’era da distruggere; l’altra, diventata - logicamente - più appetibile per la speculazione, lasciata nelle mani di alcuni sindaci irresponsabili che cercano di far costruire tutto quello che si può costruire. La nascita di comitati in difesa dell’ambiente, organizzati da coloro che avevano creduto nel parco, è la prova evidente della sua impotenza. Le previsioni di Elba 2000 che il parco non avrebbe potuto difendere l’ambiente, ma sarebbe diventato un vuoto, costosissimo e pericoloso (per lo sviluppo) carrozzone, che avrebbe sperperato denaro pubblico a palate e che al suo interno i politici, di ogni colore, favorevoli o contrari, si sarebbero divisi le poltrone si sono purtroppo avverate. Adesso, riteniamo che molti, compresi coloro che avevano creduto nel parco ed avevano onestamente sostenuto la loro posizione pagando anche un prezzo politico importante, rifletteranno se sia giusto e logico imporre un Parco Nazionale non sul Gran Paradiso o sui monti Sibillini, ma all’Elba, dove vivono trentamila persone (che diventano duecentomila in estate) e operano migliaia di aziende turistiche, e pretendere poi che questo funzioni. Visto che questo è impossibile bisogna pensare ad altri strumenti di tutela, perché è indubbio che l’Elba vada tutelata. Bisogna allora prevedere un riequilibrio dello sviluppo dell’isola, in un quadro di tutela complessiva: blocco totale di nuove aziende turistiche nelle zone sature e previsioni ed incentivi per le zone dell’isola orientale. Un altro strumento di tutela potrebbe essere lo stesso parco, riveduto e corretto. Un parco in cui le associazioni di categoria dovrebbero occupare il ruolo che compete loro naturalmente, ma che l’attuale normativa non gli riconosce affatto. E in cui la Comunità del parco, che oggi ha un ruolo vagamente propositivo e consultivo, dovrebbe assumere una valenza assai più incisiva, rafforzando il suo ruolo di indirizzo politico e programmatico e rendendo vincolanti quei pareri che ora sono soltanto obbligatori. Non è certo un caso se il 24 settembre scorso è stata presentata alle camere, a firma di molti rappresentanti della maggioranza, la proposta di legge di modifica della legge 394/91, istitutiva delle aree protette. L’obiezione di fondo la seguente “La legge è frutto di un centralismo esasperato e stupido, fonte di apparati burocratici inutilmente costosi, causa di irragionevoli e inaccettabili divieti e vincoli, arroccata su moduli centralistici, retrivi, antistorici e di stampo sovietico”. Nemmeno Elba 200 avrebbe osato dire tanto.. Uno dei punti qualificanti della legge è il seguente “le disposizioni di legge istitutiva diventano operanti solo dopo che i cittadini dello stesso comune, interpellati con referendum, abbiano manifestato a maggioranza la volontà favorevole all’inclusione del territorio nella riserva o parco nazionale. Il referendum è valido se vi ha preso parte la metà più uno degli elettori”. Qualora non venga raggiunto il quorum del 50% più uno degli aventi diritto al voto, la successiva consultazione non può avvenire prima che siano trascorsi dieci anni dalla precedente consultazione.