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Riscoperta all'Elba la Pernice Rossa che si temeva perduta

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : martedì, 06 gennaio 2004

In una nota di Legambiente di qualche mese fa si leggeva: "Lanci di selvaggina di allevamento "pronta caccia" hanno portato alla scomparsa dall'Elba dei sottospecie endemiche, ed al più che probabile inquinamento genetico della Pernice rossa (Alectoris rufa) per l'introduzione di Pernici Ciukar (Alectoris Chukar) o ibridate". Il rinvenimento nell'Arcipelago di un buon numero di esemplari di Pernice Rossa, che avessero mantenuto il loro patrimonio genetico era quindi uno degli obiettivi degli ornitologi, anche al fine di un'opera di protezione degli animali "puri" per una loro crescita di numero, sperando che in futuro la specie si riappropri del territorio soppiantando le sue false copie, quelle importate e diffuse all'Elba a fini di sparacchiamento, che hanno determinato l'inquinamento genetico a cui gli ambientalisti ri riferivano. Sembrava che l'operazione potesse compiersi in quel di Pianosa, ma gli esemplari catturati e studiati si rivelarono anch'essi "contaminati" dai geni delle Ciukar. Nella giornata di lunedì 5 Gennaio però, un'equipe di studiosi dell'Università di Pisa, che ha operato con l'appoggio dell'Ispettore capo Renato Giombini e dell'Assistente Giovanni Venditti del Corpo Forestale dello Stato, pare aver colto nel segno. Alcuni esemplari di una gruppo individuato qualche tempo fa sul Massiccio del Capanne nelle zona di Monte Maolo sono stati catturati, condotti con ogni cautela necessaria ad evitare loro shock a Marciana Marina, esaminati e sottoposti a prelievi di penne e di sangue e quindi riportati nella zona del prelievo dove sono stati rimessi in libertà. Ed anche se resta da aspettare la conferma delle analisi, la soddisfatta convinzione degli studiosi è che si sia fatto centro, che si siano trovati cioè esemplari di "E' una notizia di una grandissima importanza ed insieme una riprova della utilità del Parco, in un'isola che da sola registra più biodiversità vegetali (1200 specie vascolari) di quente se ne contino nell'intero territorio regionale, ed in cui sono presenti animali altrove scomparsi - ci dichiara Umberto Mazzantini del Direttivo Nazionale di Legambiente - la colonia rilevata si è salvata per il suo essere in quota, all'interno di un ex-bandita di caccia poi perimetrata a parco. E i parchi si fanno soprattutto per preservare i patriomoni naturalistici, non per costruirci case, andarci a caccia o in moto come qualcuno intenderebbe. Circa la Pernice Rossa - continua l'esponente ecologista - anche se si spera di trovare altri gruppi di esemplari non ibridati (ad esempio dell'Elba Orientale nelle zone del Puppaio e di Cima del Monte) sapere che intanto un gruppo sicuramente endemico si è salvato e importante, e sostanzia ancora di più che si cessi la pratica del cosiddetto "ripopolamento" con coturnici (le Ciukar) da parte delle associazioni venatorie. Contemporaneamente occorrerebbe progressivamente anche eliminare dall'habitat elbano i suini selvatici che oltre a devastazioni vegetali predano i nidi delle pernici. Ma l'eliminazione del cinghiale - chiude Mazzantini - particolarmente in prossimità di zone dove si registrano presenze così biologicamente importanti, non può essere effettuata con braccate e con l'ausilio dei semplici "cacciatori volontari", bensì con il trappolamento e con abbattimenti operati da selettori qualificati". Questo, aggiungiamo per nostro conto in coda alla rapida intervista, toglierebbe anche a qualcuno l'alibi di entrare, pressochè sulla fiducia, armato all'interno di un'area protetta. Un'anomalia a sua sostanziata e generata da un'altra: la abnorme proliferazione di maiali pelosi la cui responsabilità è totalmente da ascrivere a quella minoranza di cacciatori che spara ai cinghiali e che ha importato questi animali su un'isola che non li conosceva.


Pernice Liberazione 1

Pernice Liberazione 1

Pernice Liberazione 2

Pernice Liberazione 2

Pernice liberazione 3

Pernice liberazione 3

Portoferraio Panorama da Monte Maolo

Portoferraio Panorama da Monte Maolo