Abbiamo letto nella cronache del 31 dicembre 2003, una lettera inviata alla comunità capoliverese dalle sorelle Conci, proprietarie di un terreno raggiungibile, a detta loro, solo transitando dall'area antistante il Santuario della Madonna delle Grazie. Siamo rimasti sinceramente stupiti, perchè ritenevamo che, trattandosi di un bene del 1500, meritevole quindi di ogni tutela, prima di giungere al rinvio a giudizio del Parroco che, da solo, ha cercato di tutelare la stabilità e la sacralità del luogo, avrebbero dovuto muoversi, in modo univoco le Istituzioni locali, invece di produrre, per quanto risulta, due ordinanze l'una contraria all'altra. Poco importa se il pericolo non è immediato: la circolazione di veicoli in quell'area (perche una volta aperta al traffico, la cosiddetta strada potra essere utilizzata da tutti) alla lunga minerà la stabilità della struttura, in parte costruita su una grotta di tufo, scavata da un torrente. E di questo pericolo evidentemente sia il Sovrintendente alle Belle Arti di Pisa con lettera del 7 Agosto, sia il Prefetto di Livorno con un lettera del 19 Novembre, entrambe indirizzate al Sindaco di Capoliveri, con le quali essi lo invitano a non permettere il passaggio. L'area antistante la Chiesa, inoltre, più che una pertinenza della stessa, dev'essere considerata come un vero e proprio sagrato, circondata com'è da un muro con sedute di pietra, da sempre considerata ed utilizzata come tale dal sentire comune dei capoliveresi e dai fedeli che nelle serate estive, o nelle solennità religiose, la occupano per le celebrazioni della Santa Messa. Ci lascia poi estremamente perplessi sentir sostenere, da parte delle sorelle Conci, che il sagrato sia l'unico accesso alla loro abitazione, esse infatti dimenticano di scrivere nella loro lettera che l'accesso al podere ereditato avveniva, ed avviene tuttora, dal cancello più a monte, al quale si giunge direttamente dal paese, senza attraversare il Santuario, oggi forse non più comodo per effetto delle divisioni ereditarie che hanno consentito la realizzazione su quel terreno di più ville, che ora si vorrebbero rendere indipendenti. E ciò è evidenziato anche dal numero di cancelli già costruiti sul contestato percorso, malgrado le case non siano ancora state ultimate. L'antico sentiero che porta al sagrato è, nell'ultimo tratto, un selciato a basse gradinate, simile a quelli di accesso ad altri santuari elbani, certamente ai tempi realizzato con l'esclusivo scopo di mettere in comunicazione, come percorso delle processionio e delle penitenze, il Santuario della Madonna con l'altrettanto antico, seppur di più recente ricostruzione, Oratorio di S.Francesco, posto più in alto verso il paese. Il selciato poi terminava, all'arrivo al Santuario con tre gradoni molto alti, tali da impedire fin da allora l'accesso a qualsiasi mezzo. Tutto ciò è nella memoria di ciascuno di noi ed è dimostrato anche dalle documentazioni fotografiche in possesso di parecchi capoliveresi. L'imdipendenza delle case potrebbe comunque essere raggiunta dalle sorelle Conci rivedendo i concetti della divisione ereditaria e realizzando la strada, con maggior buonsenso, sul loro terreno, che è di oltre 10.000 metri quadrati, anzichè sui beni della collettività. Questa, a nostro parere, è la via da percorrere: non possono le sorelle Conci fare appello al sentimento dei capoliveresi, perchè comprendano l'amore ed i vincoli che le legano alla casa paterna, quando esse dimenticano l'amore ed i vincoli che nei secoli hanno legato e tutt'ora legano generazioni di capoliveresi a quel Santuario, simbolo della fede e della devozione del nostro paese e testimone sia della nostra storia che della nostra cultura.
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