Torna indietro

Controcopertina: Da un anno all’altro, la pace in prima persona

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : sabato, 27 dicembre 2003

Il 2003 è stato un anno che ha visto dispiegarsi l’impegno a favore della pace nel mondo, mentre si sviluppavano azioni di guerra e atti terroristici. Ad ogni livello, dalle piazze alle scuole, dalle parrocchie ai luoghi della politica, si è discusso, pregato e “litigato” contro la guerra e per la pace. E’ opportuno, al di là delle ragioni espresse, riflettere su qualche elemento. Il primo. Alla base della situazione di violenza e di non-pace nel mondo attuale, c’è una diseguale distribuzione dei beni. E’ nota la divisione del mondo fra chi (il 20 per cento della popolazione mondiale) consuma l’80 per cento delle risorse e il restante 80 per cento che deve accontentarsi del residuo 20 per cento dei beni. Il secondo. Alla base della violenza e della non-pace sociale, c’è il modo di vivere le relazioni che spesso appare caratterizzato dalla competizione, dal farsi largo con ogni mezzo e dalla volontà di dominio. Tutto a scapito di un costruttivo senso di appartenenza alla comunità. Il terzo. Chi studia l’animo umano insiste nel dire che in ognuno di noi ci sono zone di pace e zone di violenza. Non siamo in pace con noi stessi, a volte non riusciamo a dare un senso a ciò che viviamo (o subiamo), non vediamo chiaro il percorso della vita e le decisioni da assumere. E spesso ci sentiamo schiacciati dal peso delle paure e delle incertezze che caratterizzano il tempo della società globale. Che fare? Penso che sia utile fermarsi un poco, in questo passaggio di anno, per cogliere qualche elemento da recuperare. Per esempio, il gusto di riscoprire il silenzio per inseguire pensieri e per ascoltare le voci che non urlano. Un silenzio in cui concedersi alla vita, in atteggiamento di fiducia, pensando al mondo e agli altri come opportunità e non come ostacoli o nemici. Oppure, la riscoperta dei gesti semplici, dal sorriso al piccolo servizio, che possono arricchire la quotidianità. Piccolezze, si penserà, eppure di grande valore. Donare del tempo agli altri, magari in una delle mille forme del volontariato organizzato, dà sapore e fa scoprire aspetti inimmaginabili di sé e delle persone che si incontrano. Ma anche rivedere lo stile di vita, interrogandosi sulle conseguenze delle nostre scelte. In particolare, su come usiamo i soldi di cui disponiamo. Cosa e come consumiamo: quanto produciamo in rifiuti, quanto contribuiamo alla distruzione dell’ambiente o allo sfruttamento del lavoro minorile? A chi affidiamo i nostri risparmi: siamo sicuri che ne venga fatto un uso eticamente lecito? (Proprio questo interrogativo ha permesso, in passato, di vedere chiaro sui finanziamenti all’industria delle armi e delle mine a forma di giocattolo!). In definitiva, lasciarsi interpellare dalle ingiustizie vicine e lontane per tentare di rimuoverne le cause, a partire da un impegno personale. Inoltre, l’informazione. Un nodo della democrazia moderna. Alimentare le possibilità di diffusione di un’informazione plurale, che comprenda anche le fonti “minori” (un tempo chiamate “alternative”), quelle che operano sul campo, usano i mezzi poveri della verità e pagano di persona. Con la consapevolezza che è rischioso vivere l’informazione in modo isolato: utile è il confronto con altri, direttamente o con la mediazione del computer e di internet. Da non trascurare l’impegno politico, in un momento difficile per la politica e per il suo ruolo (con la coscienza, ormai ampiamente condivisa, che la politica non esaurisce la vita). E’ ancora valido – e se possibile più degli anni scorsi - l’adagio “pensare globalmente e agire localmente”. Proprio sul piano locale, infatti, si colgono gli effetti della globalizzazione e dell’interdipendenza planetaria, sia quelli negativi che le opportunità (se sapute cogliere). Sono solo alcuni spunti. Una personale riflessione ad alta voce, proposta pensando soprattutto – ma non solo - ai tanti adolescenti e giovani che incontro. Sì, la pace è possibile ed è doverosa, come ha ricordato in questi giorni l’anziano pontefice. Un’affermazione coerente con quella “Pacem in terris” che, quarant’anni fa, parlava della pace come di una costruzione che poggia su quattro pilastri: giustizia, solidarietà , libertà e verità.


saharawi bimbi marotti nurra ghiaie

saharawi bimbi marotti nurra ghiaie