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Gli ambientalisti ricorrono al Tar contro la caccia nel Parco

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : lunedì, 22 dicembre 2003

Dopo mesi di appelli, caduti nel vuoto, per una gestione faunistica nell’Area Protetta dell’Arcipelago Toscano degna di un Parco Nazionale e di minacce di ricorrere alle vie legali, il 17 Dicembre WWF Nazionale e LEGAMBIENTE Toscana hanno proposto, presso il Tribunale Amministrativo Regionale della Toscana, un ricorso contro gli atti emanati dal Commissario Barbetti che, di fatto, aprono la caccia nel Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano. Infatti, con le determinazioni del Commissario, illegittime secondo gli ambientalisti, si autorizzano i cacciatori provenienti da tutto il territorio nazionale a trasformare il Parco in una sorta di riserva per la caccia al cinghiale, senza un effettivo e puntuale controllo da parte del Corpo Forestale dello Stato: sin dallo scorso anno il Commissario ha emanato una serie di specifiche e mirate ordinanze volte a consentire di fatto la caccia nell'area protetta anche con l'uso dei cani e quindi con tecniche di "braccata".. Sembra quasi che il Commissario intenda sviluppare una forma di destagionalizzazione dell’offerta turistica, inedita nell’ambito delle aree protette: il turismo venatorio. In attesa delle decisioni del T.A.R., WWF e LEGAMBIENTE, chiedono che vengano immediatamente sospesi gli interventi di abbattimento con i cacciatori che, tra l’altro, non stanno dando risultati efficaci nel contenimento della popolazione di ungulati. Inoltre, gli ambientalisti chiedono che, dal marzo 2004, venga realizzata una massiccia campagna di trappolamento, e aumentati, contestualmemente, i controlli delle Forze di Polizia per impedire che ignoti sabotino le trappole, causando un grave danno economico al Parco Nazionale. Infatti, la cattura con le trappole risulta uno dei metodi di prelievo più efficaci consentito nelle Aree Protette, come indicato dall’Istituto per la Fauna Selvatica e dalle stesse linee guida dettate dal Ministero dell’Ambiente per la gestione degli ungulati nei Parchi Nazionali, mentre la braccata con mute di cani è sicuramente considerata tra le tecniche da evitare per il fortissimo impatto sull’ambiente e sulla fauna minore, tanto da non essere stata autorizzata dal Ministero dell’Ambiente, ma che viene tranquillamente praticata all’Elba dentro il Parco, addirittura seguendo il normale calendario venatorio e le esigenze delle varie squadre di cacciatori. Una violazione della legge sui Parchi, un pessimo ed inefficiente esempio di gestione della fauna attraverso il libero esercizio venatorio, che rischia di venire imitato anche in altre Aree protette. Proprio per evitare tutto ciò WWF e Legambiente hanno proposto il ricorso al TAR, per richiamare il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano al rispetto di leggi, regolamenti e direttive ed il Ministero a far rispettare anche all’Elba le linee guida che ha dettato.


cane caccia

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