“La forza dei Carabinieri è soprattutto quella di essere presenti in 6.000 Comuni italiani. Nelle piazze dei piccoli paesi anche in quelli più sperduti dove non c’è il bancomat o la farmacia c’è sempre un Maresciallo dei Carabinieri, che vive vicino ai cittadini”. Questo uno dei passaggi più emblematici della relazione del Comandante dell’Arma all'Elba Salvatore Di Stefano durante la conferenza della sezione elbana dell’Unuci, l’associazione degli Ufficiali in congedo svoltasi presso la sala convegni dell’Hotel Airone a Portoferraio nel pomeriggio di giovedì 18 dicembre. “Questa prima conferenza – ha spiegato il presidente dell’Associazione Ing. Mauro Bartolini nel discorso introduttivo – ha come scopo quello di far conoscere meglio il corpo militare dei Carabinieri.” Di fianco a lui il giovane Comandante della compagnia elbana, Capitano Di Stefano, che a soli 29 anni ha già una carriera densa di tappe significative: uscito dall’Accademia Militare nel 1995, si è laureato in Giurisprudenza, e sta adesso ultimando la sua tesi per un secondo titolo accademico in Scienze Politiche. Sul fronte operativo Di Stefano ha alle spalle un’importante esperienza nel nucleo di Catania, in prima linea contro la lotta alla criminalità organizzata, dove tra le altre operazioni spiccano i 19 arresti del clan Savasta, e la relativa confisca di 200 appartamenti. Il Capitano della Compagnia elbana nella sua relazione ha fatto un breve ma preciso excursus sulla storia dei Carabinieri dalla loro istituzione fino ai giorni nostri, sottolineando come in qualsiasi emergenza di carattere militare o civile essi siano sempre stati inviati nelle zone di crisi. “Nelle piazze dove si svolge la vita di ogni paese, i Carabinieri sono al fianco dei cittadini. Questa capillarità che adesso sembra quasi scontata – ha spiegato Di Stefano – è stata una grande intuizione dell’Arma.” Si è poi soffermato sul senso di responsabilità che nelle scuole è il primo dei valori che viene trasmesso ai giovani arruolati. I Carabinieri con la nuova legge del 2000 hanno subito una riorganizzazione interna, hanno acquisito una maggiore indipendenza nei confronti dell’esercito di cui erano organicamente parte, hanno aperto le porte al personale femminile, hanno ribadito il tratto militare dell’arma, anche e soprattutto alla luce del nuovo assetto mondiale, con lo spostamento degli equilibri internazionali. Al termine della relazione del Comandante Di Stefano il ricordo dei 19 caduti di Nassirya e la consapevolezza di operare per la pace, quella pace che, citando S. Agostino, “è frutto della giustizia e del rispetto della dignità dell’uomo.”
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