In relazione alle braccate al cinghiale svoltesi di recente nel Parco Nazionale il WWF deve purtroppo registrare come la necessità di risolvere l'annosa questione del sovrannumero degli ungulati si sia risolta ancora una volta in una concessione ai cacciatori, senza che siamo state vagliate le opportune alternative. Già nel luglio scorso nel corso di un incontro organizzato dal Prefetto sul problema dei cinghiali sull'Isola, il WWF aveva rappresentato alcune considerazioni per ridurre drasticamente e in tempi brevi il problema del sovrannumero dei cinghiali senza dover ricorrere a inutili "safari" nell'area protetta; infatti le relazioni prodotte dai vari soggetti intervenuti a quell'incontro avevano reso palese l’assoluta inefficacia dell’adozione della tecnica della “girata” utilizzata in alcune occasioni all’interno del Parco Nazionale Arcipelago Toscano, avendo prodotto risultati assolutamente risibili, tecnica ampiamente criticata dall'Associazione del Panda. A questo va sommata l’assoluta inopportunità di prevedere all’interno del Parco Nazionale Arcipelago Toscano la pratica della “braccata”: eticamente e tecnicamente dannosa alle finalità di conservazione della Natura perseguite con l’istituzione del Parco Nazionale. Il WWF ribadisce la richiesta, affinché sia rafforzato l'uso dei "chiusini", adottando tutte le misure a disposizione delle Autorità mirate al controllo, alla vigilanza, al pattugliamento da parte delle Forze dell’Ordine, con l'ausilio eventuale anche di volontari, tali da scongiurare i gravissimi episodi di sabotaggio che hanno portato alla irrimediabile manomissione e conseguente ridotta efficacia nell’azione di cattura dei numerosi chiusini disseminati all’interno del PNAT, vanificando il faticoso ed encomiabile lavoro svolto da decine di persone impegnate professionalmente nel controllo della popolazione dell’ungulato. Siamo del parere che il corretto e regolare funzionamento di queste strutture di cattura vanificherebbe “tout court” ogni spinta prodotta dal mondo venatorio locale mirata a rendere “ineluttabili” forme di abbattimento dell’ungulato all’interno del Parco con la tecnica della “braccata” o della “girata”. E' doveroso a questo proposito ricordare come le Associazioni Venatorie abbiano perseverato, anche in periodo di grave emergenza, nel mantenere il classico "piede in due staffe" cercando da un lato di limitare la disponibilità di intervento negli abbattimenti fuori Parco laddove questi avrebbero potuto portare a risultati apprezzabili e dall’altro continuare ad esercitare sulle Istituzioni forti pressioni affinché la loro azione di contenimento dell’ungulato potesse essere trasferita nel territorio del Parco. Questo secondo aspetto ha prodotto una richiesta autorizzativa specifica indirizzata al Ministero dell’Ambiente, redatta di concerto dalla Prefettura e dalla Provincia di Livorno, che continua a trovarci in totale disaccordo. A suffragare come il mondo venatorio interpreti a suo piacimento l’emergenza cinghiali sta il significativo e preoccupante disinteresse nella utilizzazione dei chiusini di cattura messi a disposizione due anni fa dalla Provincia di Livorno alla Comunità Montana per le catture esterne al Parco e che mai sono stati resi operativi. Ribadiamo che interventi mirati di abbattimento del Cinghiale all’interno del Parco debbano essere esercitati solo ed esclusivamente da Agenti di Polizia Giudiziaria (CTA/CFS o Polizia Provinciale) laddove si verifichino situazioni di pericolo per l’incolumità delle persone, per gravi danni alle colture pregiate ed ai beni collettivi (in particolar modo la preziosa rete sentieristica, i tradizionali muretti a secco che ne delimitano i tracciati o che proteggono le colture), per la tutela della biodiversità custodita dal Parco (pensiamo alle numerose bulbose ed orchideacee di assoluto interesse conservazionistico minacciate dalla presenza dei cinghiali). Relativamente ai danni alle colture, siamo peraltro convinti come la partecipazione attiva degli agricoltori alla complessiva strategia di contenimento del Cinghiale, prevedendo il rilascio di specifiche autorizzazioni tali da permettere loro la costruzione e l’attivazione di strutture di cattura (chiusini), della cui gestione sarebbero responsabili, (fermo restando l'intervento delle Autorità per l'abbattimento), da collocare all’interno delle loro aziende, laddove le colture sono maggiormente a rischio, potrebbe produrre significativi risultati in termini di contenimento dei danni prodotti dall’ungulato, sia all’interno che all’esterno dei perimetri del Parco Nazionale. Considerato che l’economia elbana legata all’agricoltura sta riscoprendo produzioni di nicchia di altissimo pregio tali da conferire al tessuto produttivo agricolo elbano alta specificità e riconoscibilità in termini di prestigio a livello nazionale ed internazionale, siamo convinti che gli agricoltori possano rappresentare l’elemento vincente nella impegnativa azione di controllo della popolazione di Cinghiale all’Elba.
cinghiali piccoli