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Parlare del Laos con cognizione di causa

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 17 dicembre 2003

Cara Elbareport Ho letto tempo addietro dell'adesione del comune di Rio Marina alla campagna per la democrazia in Laos promossa dai radicali piemontesi. Non avevo in quel momento ne' la voglia ne' la "testa" di mettermi a scrivere su questo argomento, ma adesso, concluso il viaggio e rientrato in Italia vorrei chiarire alcune cose. Approvo senz'altro l'intenzione di far liberare i 5 studenti detenuti cosi' come mi dispiaccio della brutta avventura occorsa al consigliere regionale radicale del Piemonte; non sono mai contento del male patito dal prossimo . Va ricordato pero', a onor del vero, che negli anni a cavallo del 2000 oltre alla manifestazione studentesca e quindi a quella radicale vi sono stati in Laos una quindicina di attacchi terroristici contro uffici pubblici e luoghi frequentati da turisti compreso un assalto ad un posto di polizia con presa di ostaggi e vittime. Gli organizzatori di questa campagna terroristica vanno ricercati nella elite economica laotiana fuggita in Tailandia dopo lo sgombro degli americani nel 1975 e nelle ambizioni del pretendente al trono del Laos Soulivang Savan rifugiato in Francia (ed in stretto contatto contatto con i radicali piemontesi). Quella stessa dinastia reale laotiana che ha venduto il paese prima ai colonialisti francesi e poi agli americani che finanziarono la loro guerra segreta in Laos , negli anni "60 (Air America) con il commercio degli stupefacenti. Le organizzazioni umanitarie internazionali confermano che i "campi di rieducazione" allestiti dopo il 1975 sono stati chiusi negli anni "80 ed i prigionieri ivi rinchiusi liberati . Mi associo comunque alla richiesta di liberazione dei 5 studenti come ho gia fatto anche per la liberazione di Sofri e Bonpressi da anni detenuti nelle carceri italiane anch'essi senza aver torto un capello ad alcuno. In Laos si puo' entrare senza il bisogno di alcuna formalita', arrivati all'aereoporto o comunque al posto di frontiera, viene concesso immediatamente un visto di 15 giorni estensibile molto facilmente per altri 15 giorni. Io l'ho fatto, mi sono servviti pochi minuti (Ricordo che nel paese considerato culla della democrazia, gli U.S.A., serve un visto rilasciato dall'ambasciata del paese di origine, altrimenti non entri). Una volta dentro il paese ci si puo' muovere liberamente, ovunque, senza alcuna limitazione. Io l'ho fatto e non ho visto ne' spiegamenti di polizia, ne' esercito per le strade e tanto meno feroci comunisti. Che uno fosse quello che vedevo la mattina nello specchio mentre mi facevo la barba? Credo che per il feroce integralismo pseudo moralista provocatorio dei radicali la risposta sia affermativa. Nelle principali centri laotiani vi sono numerosissimi internet-point attraverso i quali ovviamente si puo' tenersi informati su tutto cio' che accade nel mondo, compresi i documenti emessi dal partito radicale piemontese, e la sua campagna denigratoria nei confronti del Laos. Questi internet-point sono molto economici e vi ho visto molti laotiani collegarsi in rete. Nel mio soggiorno in Laos ho avuto l'impressione che questo paese, pur tra formidabili difficolta', abbia trovato a suo modo, con l'aiuto delle numerose organizzazioni mondiali qui presenti, UNESCO, UNDP (United Nation Development Program), Banca Mondiale ed altre, un minimo equilibrio. Sicuramente vi sono problemi: la rigidita' della classe politico-amministrativa, la sua difficolta' nel superare i traumi di 60 anni di guerra, la necessita' di un ricambio generazionale. Vorrei pero' chiedere di guardare al Laos come ad un paese pacifico e sorridente. Cosi' e' apparso a me che mi sono a lui rivolto con modestia, rispetto e osservanza delle sue leggi.


Laos donna

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