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Il cantiere per le antenne di Cavo deve essere fermato

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : mercoledì, 10 dicembre 2003

A distanza di due settimane dall’inizio della protesta contro l’installazione di una antenna di telefonia mobile proprio nel centro del paese, nessuno ha ancora dato risposta ai cittadini di Cavo. Di fronte a quella che Legambiente considera una autentica prepotenza da parte dell’Amministrazione di Rio Marina guidata dal Sindaco Senatore Sottosegretario Bosi, nessuno degli altri Enti preposti, Provincia e Regione, informati ed interessati direttamente dal comitato spontaneo dei cittadini, ha fornito uno straccio di chiarimento o di risposta. Prima dell’incontro tra gli allarmati residenti di Cavo del 26 novembre e la partecipatissima assemblea dei Cavesi del 27 novembre assieme a Legambiente, l’Amministrazione aveva indetto per il 28 novembre un incontro pubblico con la presenza del vice sindaco Mancuso ed i tecnici dell’Arpat, per fornire spiegazioni e chiarimenti su una scelta che appare priva di cautela nei confronti della salute pubblica e funzionale solo all’economia del cantiere del gestore di telefonìa. L’incontro venne frettolosamente rinviato a data da destinare e da quel momento non è mai più stato fissato nessun nuovo appuntamento. Nel frattempo però il cantiere, allora appena agli inizi, procede a ritmi di lavoro serrati: nell’unico parcheggio pubblico non a pagamento di Cavo, in un’area sensibile e frequentata nel centro del paese, accanto alla chiesa, al campo di calcio, ad una centralina elettrica, alle abitazioni, all’ambulatorio e all’ufficio postale, si stanno costruendo contro la volontà dei 220 cittadini che hanno firmato la petizione per fermare le antenne, impianti la cui realizzazione risulta oggi anche illegittima, dopo la cancellazione del decreto Gasparri sugli impianti di telefonìa, giudicato incostituzionale il 2 ottobre scorso, più di 45 giorni prima dell’inizio lavori a Cavo. I Cavesi non hanno mai potuto incontrare l’Amministrazione; lo stesso parroco, don Antonio Carraro, che aveva ribadito la contrarietà della comunità alle antenne durante una omelia domenicale e che assieme al Consiglio Parrocchiale aveva chiesto di essere ricevuto dal Sindaco, non ha mai ottenuto risposta. Anche la Regione Toscana, interessata nella persona dell’Assessore all’Ambiente Tommaso Franci, non è intervenuta in difesa del legittimo diritto dei cittadini di Cavo e questo genera sorpresa e delusione. La Toscana infatti si è dotata di una buona legge sull’elettrosmog ed è stata la prima Regione a presentare ricorso al TAR contro il decreto Gasparri per difendere le sue prerogative e la sua normativa. E’ evidente, anche alla luce di quanto sta succedendo a Cavo, che non basta emanare buone leggi, ma occorre vigilare e farle rispettare. Il cantiere di Cavo deve essere fermato subito, il Sindaco Bosi deve incontrare la cittadinanza come promesso e la Regione deve far valere il controllo ed il rispetto delle regole per cui si è battuta, nell’interesse pubblico che non è solo quello dei cittadini di Cavo, ma dell’intera Isola d’Elba. Isola che si sottrarrà alle pressioni e alle pretese di tutti i gestori privati, disinteressati alla nostra salute ed al nostro paesaggio, soltanto se riuscirà a progettare un Piano comprensoriale per la dislocazione delle antenne, come proposto dal Parco, ed a cui tutti i Sindaci, Bosi compreso, non hanno mai dato risposta.


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