Se la giunta portoferraiese fosse stata quotata in borsa nella mattinata di Martedì 9 Dicembre il mercato delle sue azioni sarebbe stato sospeso per eccesso di ribasso. La compagine di Ageno si trascina verso un fine legislatura che si avvicina ma che sembra sempre più irraggiungibile, non ci crede più nessuno ormai che ci arrivi con le sue gambe. E l'ingresso (l'ennesimo) dei Carabinieri nel Palazzo della Biscotteria non ha provocato certo scariche di adrenalina. Intorno alle ore 12 i Militari dell’Arma si sono presentati su mandato del P. M. dott. Roberto Pennisi della Procura della Repubblica di Livorno hanno richiesto al Dirigente dell’Ufficio Tecnico Comunale Arch. Sandra Maltinti la documentazione giacente presso il Comune Portoferraiese, e relativa alla contestata vicenda della alienazione della parte edificata dei Giardini delle Ghiaie. La "storia infinita" di quella concessione alla famiglia Cioni, iniziata nel 1949 acquisita in copia originale ha preso la strada di Via Manganaro dopo essere stata controllata sul posto dai Carabinieri che hanno terminato il loro lavoro di ricognizione solo dopo le 14.30. Ora è chiaro che la Giunta Ageno dovrà fare fronte ad un nuova diversa indagine, che si preannuncia piuttosto dura da digerire per il centrodestra, visto che sulla questione il Sindaco aveva organizzato l'ultima in ordine di tempo tra le sue disastrose difese ad oltranza, quelle che hanno decimato le sue fila. E paradossalmente le opposizioni avevano tentato di salvare Ageno da questa disfatta: nelle ultime due sedute del Consiglio Comunale le minoranze consiliari contestando, quella che ritenevano una vera e propria svendita del patrimonio pubblico, avevano ammonito la maggioranza a non procedere ravvisando nel comportamento dell’amministrazione delle pesanti violazioni di regolamenti e leggi. E' incredibile come i consiglieri di maggioranza abbiano seguito la navigazione tra gli scogli di un sindaco che ormai pare vivere in una sua realtà virtuale, come non si siano accorti che, oltre a fare una figura da peracottari, da svenditori del pubblico patrimonio stavano probabilmente ficcandosi (tutti) in un bel casino giudiziario. E paradossalmente chi rischia finanziariamente di più in tutto questo, è proprio il concessionario aspirante-acquirente, per favorire i desideri del quale la giunta si era rotta l'osso del collo, cambiando parere dalla sera alla mattina, facedo sì che con la variazione urbanistica apportata quel bene una volta venduto sarebbe stato anche ampliabile volumetricamente del 30% in più. Intanto non crediamo che sarà possibile una alienazione di un bene sulla base di un iter che è oggetto di indagine da parte della Magistratura, ma c'è pure di peggio (dal punto di vista dell'imprenditore), perchè la discussione in consiglio ha fatto emergere chiaramente che i signori Cioni sbagliano a definirsi proprietari degli immobili di cui sono solo in possesso (possesso e proprietà non sono equivalenti in giurisprudenza ci pare). L'affitto della concessione insomma a parere di qualcuno andrebbe ricalcolato tenendo conto del fatto che le opere murarie che insistono su quell'area appartengono alla collettività e non all'affittuario. E ci dicono pure che la stipula di un nuovo contratto d'affitto automaticamente al vecchio concessionario non sarebbe poi così scontata. Chi vivrà oltre conclusioni del Dottor Roberto Pennisi, vedrà.
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