Se l’obiettivo del convegno organizzato dall’associazione di volontariato Dialogo, con la collaborazione della Casa di reclusione di Porto Azzurro, il Cesvot, la Provincia di Livorno e i Comuni di Portoferraio e Porto Azzurro, era quello di riaccendere i riflettori sul valore della scuola in carcere esso è stato pienamente soddisfatto. Il Convegno è giunto alla fine del primo ciclo di Liceo Scientifico, il primo in Italia in un carcere, e si è proposto come luogo d’incontro tra amministrazioni, operatori scolastici, e studenti. Nell’Aula Magna del Liceo Foresi si è parlato a tutti i livelli di carcere e scuola, a partire da quelli istituzionali rappresentati dall’Assessore provinciale alla cultura Carla Roncaglia, che ha illustrato, in maniera ampia e interessante, i principi ispiratori della nuova politica dei diritti del cittadino, di tutti quanti i cittadini, includendo quindi anche coloro che ritrovandosi in carcere hanno il diritto allo studio e ad una scuola che risponda ai loro bisogni. Punti cardine dell’intervento della Roncaglia sono stati i principi di “inclusione” e “integrazione” entrambi intesi nelle accezioni più ampie rispettivamente di “risorse della persona” che trova dentro di sé i mezzi per vincere i suoi bisogni, e di politiche integrate che lavorino su un asse continuato scuola-formazione-lavoro. Alla presenza del Provveditore agli Studi Sebastiana Battiato gli insegnanti hanno poi presentato le loro dettagliate relazioni basate sull’esperienza maturata negli anni di servizio in carcere mettendo in luce sia quanto la scuola rappresenti un percorso formativo, difficile e complesso, di persone adulte che alla fine si scoprono nuove e diverse, con una ritrovata dignità soprattutto di fronte a se stessi, sia quanto ancora risulti difficile operare in una realtà che è diversissima da quella della scuola “libera” degli studenti adolescenti. E’ stata poi la volta dei ragazzi del Liceo Foresi, che gremivano l’Aula magna fino al limite, di raccontare attraverso la lettura di passi tratti dai loro temi che cosa ne pensassero del carcere, della scuola, e di un percorso di formazione che a quell’età sembra così scontato. Ne sono venuti fuori spunti interessanti, scrive un ragazzo di diciassette anni: “Se siamo abituati a vedere la galera come eterna punizione bisogna ringraziare tutti quei film “manette e distintivo” che spopolano dall’Atlantico al Pacifico. (…) Spesso ci dimentichiamo che queste persone sono esseri umani come noi.(…) Spesso non comprendiamo che sbagliare è un fattore umano, non ne possiamo fare a meno.” Infine, gli studenti della “sezione D” di Porto Azzurro. I compagni di quella scuola che per loro a volte è l’unica speranza. Hanno letto le loro riflessioni, talvolta amare: “ la scuola in carcere non può mirare a farci diventare uomini di cultura ma deve aiutarci a farci diventare uomini consapevoli di poter esercitare il proprio diritto nel mondo delle idee.” Nel pomeriggio i lavori si sono spostati all’interno della Casa di Reclusione di Porto Azzurro, nella quale è entrata anche una rappresentanza di giovani studenti. A conclusione dell’intensa giornata, che ha riservato momenti di pura commozione soprattutto durante la proiezione del video sulla pena di morte realizzato dai detenuti del Forte S.Giacomo, il Provveditore agli Studi ha salutato la Presidente della Associazione "Dialogo" Licia Baldi, che per prima ha voluto fortemente l’istituzione della scuola in carcere, ringraziandola per "la lezione di civiltà”.
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