La seconda visita nel carcere di Porto Azzurro della delegazione regionale di Rifondazione Comunista con il consigliere Barbagli e il segretario Mario Ricci, insieme ad altri esponenti locali, ha fatto emergere alcuni punti fondamentali che la direzione si è presa l’impegno di ripristinare entro il prossimo 12 marzo, data in cui la delegazione tornerà di nuovo nel carcere elbano: per prima cosa la diversa localizzazione all’interno della struttura tra coloro che devono scontare brevi periodi da coloro che hanno lunghe pene, la riapertura delle lavorazioni (tessitoria, stamperia), la ripresa delle pubblicazioni de “La Grande Promessa”, il ripristino della garanzie sul lavoro, la riapertura della biblioteca. “Negli ultimi due anni – spiega Mario Ricci, segretario regionale del PRC – c’è una generale messa in discussione del carcere di Porto Azzurro, probabilmente anche perché il forte S. Giacomo rientra tra i beni alienabili dello Stato.” Questo spiegherebbe perché ultimamente il carcere sia “senza testa” dopo il trasferimento del direttore D’Andria, con il continuo avvicendarsi di ispettori e la cronica mancanza di personale (70 agenti e 7 educatori in meno rispetto agli organici previsti). Anche la nuova Direttrice Margherita Michelini è soltanto in missione per tre mesi. Ad aggravare la situazione c’è adesso anche una progressiva “circondarializzazione” della casa penale, cioè brevi detenzioni frammiste alle lunghe permanenze: una promiscuità che non permette di portare avanti programmazioni unitarie e di più largo respiro. “Porto Azzurro è sempre stato considerato un fiore all’occhiello per la l’amministrazione penitenziaria - spiega Barbagli – se si sconfigge questo carcere, sarà una resa per tutti le carceri italiane. Per questo i parlamentari Pisapia e Russo Spena stanno elaborando una interrogazione da presentare al ministro.” Ma le responsabilità partono anche dal basso: “il carcere è come se fosse un corpo estraneo sia per il Comune di Porto Azzurro, che non lo ha inserito nel Piano Integrato di Zona, sia per tutta l’Elba. Anche la Provincia - prosegue Barbagli - non lo ha incluso nei suoi progetti, ed anche la Regione sul piano sociale se ne è dimenticata. La Provincia inoltre dovrebbe intervenire con i corsi di formazione, perchè adesso, con le peni più brevi, per i detenuti diventa più difficile seguire i corsi scolastici." A questo proposito così si esprime l’Assessore Regionale Passaleva rispondendo alla interrogazione di Barbagli: “ Con grande rincrescimento devo confermare che sono motivate realmente le preoccupazioni riguardo alla possibilità di dare continuità ai progetti avviati da tempo e che interessano il programma educativo e lavorativo dei detenuti.” La delegazione si è anche espressa affinché l’attenzione verso il carcere elbano trovi concreta ospitalità nei programmi elettorali per le prossime elezioni di primavera, sia a livello intercomunale che provinciale. L'appuntamento con la delegazione è per il prossimo 12 marzo, l’auspicio intanto è che venga nominato un nuovo direttore che possa prendere servizio permanente per occuparsi in maniera continuativa e programmatica della complessa struttura carceraria, considerata fino a pochi anni fa la più alta espressione dell’attuazione della legge Gozzini.
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