Un pubblico grazie all’anonimo ma ben preparato Ugo che ha reso giusta giustizia scientifica ai due professori che accompagnati da volontari del WWF avevano effettuato la ricognizione su Pontecchio, alla ricerca dei rospi smeraldini, e che sui loro appunti -abbiamo poi controllato- avevano scritto come si deve, Bufo viridis e non Bufus viridis. Il responsabile del misfatto mediatico, uomo o donna che sia, accusato di non sapere il nome della cosa di cui trattava, peggiorando le cose ha invero tentato una disperata difesa (avevo appena finito di leggere il “De Bufo viridis” di Plinio il Vecchio ed il nominativo mi suonava meglio dell’ablativo di argomento). Ma ben presto è crollato, solo facendo notare che bufus o bufo che sia, al momento dell’iscrizione al Wwf nessuno gli aveva fatto l’esame di latino, quando invece si era preteso che sapesse distinguere al volo il rumore che fa una betoniera accesa dal rumore di un parco nazionale in riposo notturno. Si dà notizia che il reo confesso ha anche patteggiato la pena, per cui passerà numerose notti invernali in quell'habitat di Pontecchio per scoprire se, come inopinatamente successo a Barbarossa, qualche mega albergo nascesse nottetempo alla luce dei fari. Con eliporto e tutto il resto. O almeno questo è quello che ci ha sommariamente riferito un nostro ispettore, di remotissime origini elbane, che ha condotto da lontano gli interrogatori e che -ci ha poi candidamente confessato- non può capacitarsi di come sia possibile che quelli che a Longone sarebbero Bufi, ancorché smeraldini, a Campo siano tutte chiamate indistintamente rospe. L'appello e la morale finale quindi è: indipendentemente dal nome, quando le/li vedete, risparmiatele, schivatele, e se potete segnalateci il loro colore. Wwf arcipelago toscano Angelo Lombardi Cancelliere f.f.
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