Cari amici, è il vostro Presidente che, avendo scelto questa forma comunicativa aperta,allo scopo di rendere pubblico un sentire sociale “diverso”, molto poco conosciuto, vuole proporvi alcune riflessioni su un argomento che purtroppo sta diventando, in negativo, tema di attualità all’Elba. Le nostre speranze, ricordate, stavano per avere un inizio, per quanto ancora solo parzialmente appropriato alle reali esigenze, di risposta concreta, dopo lunghi anni di silenzio da parte delle istituzioni sanitarie, con la prossima apertura di un centro residenziale di riabilitazione per nove dei nostri familiari ammalati. La cooperativa aggiudicatrice della gara di appalto aveva individuato nella struttura marinese dell’ex-asilo, il luogo dove rendere operativo questo servizio sociale esistente in tutta Italia ma fino ad oggi mancante all’Elba, nonostante le nostre ripetute sottolineature. Potete quindi immaginare lo sconcerto che ho provato quando ieri 26-11 ho appreso dalla stampa che sono nate delle serie difficoltà nella comunità marinese alla realizzazione di questo tanto sospirato progetto. Ricordo che qualcuno di noi aveva le lacrime agli occhi quando ci fu detto dai dirigenti sanitari che il progetto stava andando finalmente in porto, e se ora qualcuno può provare amarezza nel prendere coscienza che non tutti i settori della società hanno sviluppato un livello di sensibilità adeguato a dare risposte concrete al problema della disabilità psichica, non dobbiamo meravigliarci più di tanto, conosciamo bene il retroterra culturale che alimenta il senso di atavico tabù che ha marginalizzato la malattia psichica nella nostra società. Chi ostacola con argomenti di pseudo-opportunità il percorso delle residenze per ammalati psichici, relegandolo come non prioritario rispetto a iniziative per giovani o anziani, probabilmente ha solo bisogno di confrontarsi con chi, operatori e/o familiari potrebbe aiutarlo a meglio comprendere che non è attraverso l’isolamento che si può pensare di affrontare il problema della malattia psichica. Le esperienze più positive in Italia e non, dimostrano che si possono ottenere risultati quanto più ci si sforza di considerare il malato psichico alla stregua di ogni altro ammalato. Evitiamo per favore di fare una guerra tra poveri. Allora mi appello invece a chi istituzionalmente è sempre stato dalla parte dei bisognosi, alla Chiesa, che da ultimo è quella che dovrà decidere di mantenere gli impegni presi con la Cooperativa Altamarea, che non fa calcoli di opportunità, che non fa classifiche fra bisognosi. E poi mi appello al Sindaco, che in qualità di garante dei diritti di tutti i cittadini dovrà dimostrare di possedere equilibrio e lungimiranza. A quei cittadini marinesi che non vedono di buon occhio la realizzazione del progetto di riabilitazione per i malati psichici, dico di fare uno sforzo di immaginazione serio, e provino per un momento a pensare di trovarsi con un figlio o un fratello o una sorella in condizioni di dover essere aiutati perché da un giorno all’altro colpiti da disturbi psichici, forse tante perplessità potrebbero cadere. Un abbraccio
Marciana Marina Scorcio dal Mare