Avevamo auspicato giorni fa che gli amici del Giglio potessero contribuire a farci conoscere meglio la loro realtà insulare, così geograficamente vicina a noi, ma anche logisticamente lontana, sia per l'appartenenza ad una provincia diversa, sia per i rari collegamenti tra le isole dell'Arcipelago. L'appello è stato presto raccolto così pubblichiamo il primo intervento di AnnaMaria Bernardini, augurandoci che questa collaborazione interinsulare possa rafforzarsi nel tempo: "Con una lettera spedita al sindaco di Isola del Giglio, all’AATO di Grosseto, all’acquedotto del Fiora, il professore Ennio de Fabrizio, attento studioso delle usanze e del territorio dell’isola, chiede che l’amministrazione comunale riprenda la gestione delle sorgenti di acqua potabile “Acqua Selvaggia” per il Castello e “S.Giorgio” per il Porto, attualmente inglobate in unico piano di gestione affidato all’AATO di Grosseto, in contrasto con la “carta europea dell’acqua” che al punto XI recita testualmente: la gestione delle risorse idriche deve essere inquadrata nel bacino naturale piuttosto che entro frontiere amministrative e politiche. - In quanto alla sicurezza, recentemente, si è verificato il seguente imprevisto: l’8 aprile di quest’anno 2003, “Anno Internazionale dell’Acqua”, fu prelevato, dall’incaricato dell’acquedotto del Fiora, il gestore autorizzato, un campione dalla fonte dell’Acqua Selvaggia. Il giorno 11 dello stesso mese alle ore 10, arrivò all’Ufficio Tecnico il risultato dell’analisi batteriologica, in cui si diagnosticava una probabile infiltrazione di liquami fognari. La comunicazione della temporanea “non potabilità” dell’acqua alla fonte, fu resa pubblica solo alle ore 16 del pomeriggio dello stesso giorno, con una nota del Maresciallo dei Carabinieri. Fortunatamente, nessun paesano accusò dei disturbi dopo aver bevuto l’acqua in questione per diversi giorni, ante e post prelievo, fu una carica batterica innocua o acquisita immunità ecologica? E’ opportuno, quindi che il Comune riprenda la gestione delle due sorgenti, onde scongiurare il ripetersi d’eventi che possano mettere a rischio la sanità pubblica. Il controllo può essere effettuato giornalmente con una semplice lampada a raggi ultravioletti e al posto della soluzione di ipoclorito un piccolo impianto per la produzione di ozono. Ho fatto a Giugno una regolare richiesta presso l’ufficio tecnico, per visionare i risultati analitici delle acque, ma non ho ricevuto ancora alcuna risposta. Oggi, gli isolani non sanno più, come avveniva qualche anno fa, con quale frequenza si effettuano le analisi e sono tenuti all’oscuro dei risultati. Ciò è fonte di malumore, perché gli ecotipi gigliesi per la prima volta dopo 500 anni si sentono disautorati e deprivati della naturale e legittima gestione del loro territorio. Una situazione non sostenibile dalla componente cosciente dell’ecosistema dell’isola! E’ molto importante, visto il colore dell’acqua che esce dai nostri rubinetti, curare e valorizzare questa rara risorsa al pari della qualità delle acque marine- Visto che i gigliesi da secoli hanno vissuto con le numerose sorgenti dell’isola, acquisendo quella capacità di gestione di tale risorsa, sarebbe opportuno non affidare ad altri tale ricchezza.
giglio cartina