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Il dolore nel cuore

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 19 novembre 2003

Oggi è una giornata di dolore per l’Italia e tutti noi partecipiamo alla disperazione delle famiglie nel lutto e manifestiamo cordoglio all’Arma dei Carabinieri che è stata così duramente colpita nell’espletamento del dovere. Ma siamo vicini in questo momento anche ai militari americani morti, a quelli polacchi, inglesi, francesi, tedeschi o di qualunque altra nazionalità e siamo vicini anche alle forze locali che tentano di ristabilire un ordine interno, al popolo iracheno con le sue presunte 15.000 vittime civili, un popolo che soffre da anni situazione di dolore, di miseria, di disperazione, di ignoranza, di povertà e di malattia poco edificanti per l’onorabilità del mondo intero. A Capoliveri oggi l’Amministrazione Comunale ha organizzato una grande cerimonia di commemorazione. Malgrado il dolore nel cuore, malgrado fossimo vicini agli intenti del Parroco che officiava la messa, noi non abbiamo potuto non pensare che qualcuno in Italia sta oggi soffiando sul fuoco di una passione patriotica per giustificare il fatto che rimaniamo lì, a morire, in quei territori dove siamo andati pensando di non essere in guerra, pensando di essere liberatori diversi dagli altri. Noi approviamo quanto è stato detto dall’incaricato del Papa: cordoglio per le vittime e opposizione incondizionata al terrorismo, ma se avessimo ascoltato le parole del Santo Padre quando esprimeva la sua assoluta contrarietà all’intervento di guerra, se non avessimo ritenuto la guerra l’unico modo per mettere fine a quella dittatura, forse ora non saremmo in questa situazione. Non solo noi italiani, ma il mondo intero. Allora noi, che a Capoliveri avevamo chiesto di esporre la bandiera della pace, che avevamo portato all’ordine del giorno del Consiglio una mozione contro l’intervento armato, che volevamo l’ONU come garante nella conduzione delle iniziative in Iraq, allora noi che avevamo ricevuto dal Sindaco, dagli Assessori e dai Consiglieri di maggioranza un rifiuto alla bandiera della pace, un rifiuto a mettere insieme in un discorso le parole ONU, Iraq e intervento armato, che avevamo ricevuto un rifiuto ad una sollecitazione di prudenza e di umanità in quella situazione, allora noi non possiamo approvare completamente questa manifestazione coreograficamente perfetta. Apprezziamo e condividiamo il silenzio suonato dalla tromba militare, apprezziamo e condividiamo le bandiere italiane a mezz’asta, ma non crediamo che un volo di palloncini tricolori possa rimediare alle morti di tutti i civili e dei militari che hanno vissuto, vivono e vivranno questa tragica situazione. Ci perdonino quanti piangono davvero in questi momenti, ci perdonino per le parole dure che abbiamo pronunciato, ma noi crediamo che queste vite siano state rubate, che ci siano inganni alla base di queste decisioni di interventi militari o di “peace keeping”, che non si possa insegnare così la democrazia. Quanti “Eroi della Pace” dovremo ancora commemorare prima di accorgerci di aver seguito sporche ambizioni e interessi economici, quante bandiere a mezz’asta dovremo vedere e quanti squilli di tromba dovremo sentire prima di comprendere di trovarci in un’arena in cui popoli diversi e disperati non spandono petali di rosa in omaggio ai liberatori, ma solo kamikaze contro i nuovi conquistatori?


Cappello carabinieri

Cappello carabinieri