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A Sciambere: Ci scrivono dalle terre longobarde

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : giovedì, 12 dicembre 2002

Saluto calorosamente la redazione, da gran parte della quale sono ben conosciuto. Mi trovo attualmente e da più di un mese in quel di Varese (mi si perdoni la rima) per cercar lavoro, in previsione di un mio definitivo trasferimento dal mare dell'Elba ai laghi dell'Insubria per motivi, diciamo, sentimentali; il buon Sergio Rossi commenterà certamente (ed esattamente): "Tira più un pelo di topa..." eccetera. Elbareport è diventato per me ora indispensabile: prima era già oggetto di quotidiana e graditissima lettura, parallelamente alla pagina telematica locale del "Tirreno" (non è certo per me praticabile il ragionamento che se non c'è niente di quel che succede all'Elba che vada sul nazionale allora va tutto bene e non val la pena d'interessarsi, nessuna nuova buona nuova, insomma), ma da quando il "Tirreno" ha messo l'accesso a pagamento io, seguendo l'affermazione "Col cazzo che gli mollo 'n soldo!", mi sono ritrovato ad avere Voi come unico ed indispensabile, oltre che gradevole e validissimo, collegamento informativo con la mia isola lontana (Sigh!). Quindi tenete duro, anche se vedere storie come quella delle antenne al Puntale mi spezza il cuore a distanza. Ma devo, anche se con la morte nel cuore per la stima che Vi porto, segnalare una grave inesattezza commessa nell’ "A Sciambere - Boghe e Metonimie" dell’11 dicembre 2002. Alla fine dell'articolo si legge: "Si consolino comunque i nostri amici, di recente dall’aere abbiamo raccolto questa meravigliosa previsione meterologica con timbro di emittente pubblica: “Forti venti provocheranno mareggiate sulle coste toscane a levante….” Chi ci pensa ad avvertire questi torzoli che le coste toscane a levante stanno più o meno nelle Marche?" Come? Ma se proprio all'Elba, dalla Punta del Cavo a quella di Calamita, si estende una stupenda costa che guarda, indiscutibilmente, a levante? E qualcuno può mettere in dubbio che si tratti di Toscana? Sì, certi amministratori locali so che sarebbero stuzzicati da quest'idea, ma la situazione ancora questa è. E mi spiace che, anche se sicuramente involontariamente, si denigri così il lavoro di chi, con previsione di encomiabile precisione, voleva invece mettere in guardia le popolazioni Cavesi, Riesi, Longonesi, Capoliveresi, dal pericolo di devastanti marosi incombenti sui loro lidi, quotidie accarezzati dal sole nascente! Franco Gialdinelli Hai ragione Franco, facciamo ammenda, non avevamo considerato la Toscana Insulare, ed in particolare l’oriente elbano dove un giorno sorgeva il sol dell’avvenir ma che ora è stato conquistato dal Sen. Francesco Julio Iglesias Bosi, anche se crediamo che chi ha steso quelle previsioni la Toscana di scoglio (come il polpo) la considerasse ancor meno di noi. Quanto all’arpagoniana mossa del Tirreno che ci ha tolto dal libero visus internettiano le sue cronache, invitandoci a sottoscrivere abbonamento commentiamo che la decisione risponde alla elementare logica del mercato: “Tu dare a me coffa, io dare a te carruba!” Ci dai la ferale notizia della dipartita (geografica s’intende) di una persona sensibile e colta, cosa che fa alzare il tasso delle “zolle” ( zolla = persona grezza d’animo e di scarsa cultura) e degli zalli (idem c.s.) in maniera sensibile. Ci consola solo che il tuo apostolato varesotto non si riduca ad una mera esportazione di fava elbana d.o.c., ma che si applichi anche alla conversione al buon gusto e al sapere di molte et molte anime brianzole, finché il tuo predicare si spinga infin sui contrafforti della Val Camonica a contrastare il muggire bossiano e dei legaioli in genere. Vanne quindi, pugna da forte con la nostra benedizione, dedica la tua attenzione ai giovani in particolare insegna loro fin dall’età più tenera a distinguere i bufali dai borghezi, e quando qualcuno ti contesterà la tua non padanità rispondi fiero: “Vengo da terra che è al contempo tosca e mediterranea laddove civiltà imperava quando quivi omini bruti s’aggiravan per grotte coperti di velli d’animale!” E suggella il tutto con il fiero grido di guerra delle nostre genti: “Budelloditumà!”