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A Sciambere della mano tesa

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : giovedì, 22 marzo 2012

Sono un residente ormai virtuale nel Comune di Rio nell'Elba. Scrivo virtuale perchè come molti conservo la residenza ma non vivo più sull'isola. Scrivo a proposito dei sospirati risarcimenti da parte della regione toscana e mi domando quanto questi siano giusti e legittimi. Conoscitore dello scempio edilizio di Nisporto, verificato che anche a Marina di Campo negli anni passati non sono andati di mano leggera col cemento costruendo anche in zone paludose e esondabili come da toponomastica, visto che le case sono abitate, turisticamente, si e no tre mesi l'anno e invece chi abita veramente ha permesso, con la logica dell'uovo oggi e della gallina domani, il cosiddetto sviluppo urbanistico mi pongo la suddetta questione. Con i contributi saniamo i misfatti compiuti e incentiviamo quelli a venire, chi ha acquistato dove natura non vuole, avallato da Comuni lusingati da speculatori locali e non, si prenda le sue responsabilità. Bruno Alberelli Gentile Signor Alberelli Essendo stato (e restando) tra i più feroci oppositori della filosofia edificatoria e di spreco territoriale che purtroppo è andata per la maggiore per un cinquantennio in quest'Isola, e potendole portare prove di aver detto ripetuto e scritto fino alla nausea (in fortissima minoranza) che i PEEP di La Pila e Degli Alzi insieme al processo d'immutandamento bituminoso-cementizio della rete idrogeologica erano un'attentato alla pubblica sicurezza, avendo definito una porcheria urbanistica Rio Elba 2, un crimine ambientale l'Ecomostro di Procchio, un vaneggiamento fuori tempo massimo il cosiddetto Villaggio Paese Riese (tacendo per necessità di sintesi e carità di patria su altre idiozie ferajesi, vaporine, capoliveresi, marinesi) pur non avendo contezza dei termini di quello che lei chiama "scempio edilizio di Nisporto", essendo stato insomma tra i più radicali, credo di avere le carte in regola per chiederle di essere un po' meno radicale. Dando per scontato che la politica più assennata è investire il massimo delle risorse ora disponibili nella prevenzione delle catastrofi prossime venture, ove possibile anche mediante opere di rinaturalizzazione degli alvei, pure coraggiosamente demolendo quanto si è temerariamente costruito, ed atteso che i danni patiti sono derivati dall'aver appunto edificato famelicamente ed a cazzo di cane, non possiamo dimenticarci che purtroppo a patire i danni non sono stati solo amministratori incapaci, tecnici cialtroni, imprenditori privi di scrupoli e privati furbastri ed approfittatori. L'alluvione non ha selettivamente colpito seconde case e abusi sanati, l'alluvione ha messo in ginocchio anche comuni persone che dovevano, in qualche maniere risolvere un problema abitativo, lavorativo etc. A costoro, senza pretendere che la comunità possa farsi carico di rimborsi "a piè di lista" per tutti, una mano per rialzarsi va tesa.


alluvione campo 2011 quasi un fiume ALESSANDRO GALLI

alluvione campo 2011 quasi un fiume ALESSANDRO GALLI