Orbene qualche settimana fa un cadente, anzi quasi caduto, signore pensò di appellarci con garbo distacco e signorilità siccome una deiezione (non specificando se umana o altro); non scuotemmo più di tanto, vuoi per la fonte, vuoi perché pensammo: “Si vede che in cotal guisa usano chiamarsi l’un l’altro al Rotary”. Poco prima ricevemmo una telefonata astrale da un cotal Ufo Garocco a seguito delle polemiche succedutesi alla battaglia per il libero ingrembiulamento comunale coraggiosamente sostenuta dal “Licio Gelli Fan Club” di Piombino. Nel corso dell’amabile conversazione fummo gratificati da una attestazione di penecefalia da parte dell’orbitante reggitore federale. (e pensare che in precedenza avevamo censurato spietatamente una proposta di simbolo elettorale per le nuove consultazioni piombinesi in cui si vedeva il profilo delle acciaierie sormontato da una quercia a mo’ di fungo atomico con una cazzuola a destra e un compasso al centro, di sinistra neppure si parli, da un po’ di tempo in qua, il termine pronunciato a voce troppo alta a Piombino può provoca scomposte reazioni, tremori, nausea, rush cutaneo e ponfi) Sempre nello stesso periodo una signora rigidamente e coraggiosamente anonima impazzava su un forum informatico locale auspicando che ricevessimo per le nostre supposte malefatte una punizione corporale. Credevamo di averci tolto le gambe, quando veniamo informati di essere stati ripetutamente citati come nemici della patria diessina, sia in forma diretta che attraverso la giusta stigmatizzazione di questo faticoso giornale, nel corso di ben due riunioni della direzione zonale del partito a cui aderiamo, che abbiamo sempre disciplinatamente votato (anche quando aveva per candidato Del Turco che personalmente ci fa l’effetto di venti gocce di guttalax) e per il quale in passato abbiamo fatto perfino un poco di attività. Il bello è che tra i più infervorati Savonarola della Quercia (ma qui forse sarebbe il caso di usare il genitivo “della Ghianda”) c’erano persone con cui abbiamo avuto sempre confronti pacifici e che “muso a muso” non ci hanno mai fatto i rilievi che invece sono emersi nel corso di quella involontaria nostra contumacia. Abbiamo risolto che forse abbiamo sbagliato qualcosa oppure molto: da circa quattro anni abbiamo lavorato come bestie, fatto notevolissimi sacrifici personali e pure economici per dare ai nostri concittadini isolani uno strumento di informazione diverso, aperto a tutte le voci ma retto con l’etica della sinistra. Ci ritroviamo a constatare di aver pestato una marea di calli e le proteste più vibrate vengono da gente che, almeno nominalmente, ci dovrebbe essere vicina. Orbene c’è un modo di dire locale che suona: “Appresentati al campo sportivo” che sta a significare nel caso di specie misurarsi in discussioni aperte a cui possano partecipare tutti. E’ lo spassionato consiglio che ci sentiamo di dare, perché non c’è altra strada della comunicazione, della risposta pubblica alle critiche del confronto quotidiano con la gente per fare politica. Parlarsi addosso, autoconvincersi all’interno di un clubbino (non importa se sulla porta c’è una targa prestigiosa) significa battere la strada della consunzione. Sempre più esiste come soggetto politico solo chi sa comunicare. O si capisce, oppure al conquibus nel confronto diretto con i criptocatoni ci toccherà citare il verso di un poeta romanesco: “Perché io so’ io, e te nun conti un cazzo”.