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A Sciambere dei computer del tempo che fu

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : venerdì, 16 marzo 2012

Quando nostro nipote ci ha domandato con candore, qualche giorno fa: “Nonno ma i computer di quando eri bimbo te com’erano?” non ci ha solo strappato un sorriso, ma ci ha anche indotto a riflettere. Ci è venuto da pensare alla fortuna che abbiamo avuto a vivere una fase cruciale della storia umana durante quella che i posteri chiameranno probabilmente “rivoluzione informatica”, quando nella memoria collettiva il nome di Bill Gates o di qualche altro “cyberguru” sarà accostato a quello di Johan Gutemberg, Ma ci è anche venuto in mente di avere avuto la fortuna di vivere se non proprio in indigenza (relativa, i miseri veri del mondo erano e sono ancor oggi ben altri) almeno in “forzata austerità”, di essere transitati in un tempo in cui tutti, grandi e piccoli sapevano (come usava ripetere nostra madre) “quanto costa il sale”. Il ricordo delle aule non riscaldate (come la parte maggiore delle case) dei geloni ai piedi d’inverno, della fatica che si doveva porre per ogni minima conquista dell’avere e del sapere in quel tempo che è dietro l’uscio ma ci sembra lontano secoli, il ricordo di quando pure fare il bambino era un mestiere abbastanza impegnativo, aiuta a mettere i valori in scala e in prospettiva. Quel mondo ci aiuta a capire che pure molto dell’odierno agitarsi è pretestuoso, e che spesso si è portati a confondere tra sacrosante richieste, giuste aspirazioni di miglioramento della vita, propria e di chi ci sta intorno, anche una sorta di egoistico “diritto al superfluo”, esercitato parafrasando un noto presidente statunitense “chiedendo allo stato alla comunità senza chiedersi cosa diamo allo stato ed alla comunità come singoli individui” scandalizzandoci per i privilegi della casta e rubacchiando nella vita di ogni giorno, evadendo il fisco, commettendo abusi perché “così fan tutti”. Certo che era più facile essere onesti in indigenza, ma si potrebbe ancora esserlo, soprattutto se si accettasse di capire che a pagare le tasse, rispettare le leggi, ad avere un rispetto sacrale delle pubbliche proprietà e del pubblico amministrare, a non usare violenza contro la natura non si è né santi, né eroi (né tantomeno dei coglioni); si è “normali”. E quando si capirà che a essere “furbi” si è dei patentati stronzi forse questo tornerà a essere un paese pienamente normale cioè civile.


Johannes Gutemberg

Johannes Gutemberg