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Ricordando il naufragio dell' Exanthia

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : sabato, 10 marzo 2012

In questi giorni all'Isola d'Elba si parla spesso di navi danneggiate o affondate per incuria dei comandante con naufraghi salvati e assistiti. Ognuno, nei bar, si permette di dare pareri anche se manca sovente di esperienze sul mare o di viaggi su navi mercantili o passeggeri. Ci si riempie la bocca parlando del Titanic magari perché si è visto il film comodamente seduti in poltrona. Le discussioni si accendono quando si fanno riferimenti al recente naufragio della nave Costa Concordia sugli scogli del Giglio e alla tragedia dei superstiti accolti amorevolmente dai gigliesi. Ascoltando tali dispute mi vengono in mente i momenti drammatici che Marina di Campo visse pochi anni dopo la fine della seconda guerra mondiale e la premurosa assistenza che fornì ai superstiti della nave statunitense abbandonata. Il 12 marzo 1947 accadde un avvenimento che taluni ancora ricordano. L'Exanthia, quella mattina, si trovava in navigazione fra l'Elba e Pianosa, diretta verso il porto di Livorno, con un carico di merce varia, presumibilmente da consegnare alle truppe americane di stanza a Camp Derby. La nave, tipo Freighter, di 138 metri di lunghezza e 19 metri di larghezza con 6.555 tonnellate di stazza lorda, navigava a velocità regolare di 16 nodi. La società armatrice era l’American Export Lines, Presumibilmente per un errore di navigazione urtava su una mina con gravi danni al locale macchine. Il secondo macchinista e due marinai rimasero uccisi nell'esplosione. Il comandante e tutto l'equipaggio trasbordarono su due lance di salvataggio e abbandonarono la nave fortemente danneggiata. Si diressero verso la costa sud dell’Elba con un mare leggermente agitato. Qualcuno, sulle colline, notò la nave ferma sul mare, sbandata, e l'avvicinarsi delle lance. Da San Piero a Sant'Ilario e sopratutto a Marina di Campo si sparse la voce che la nave fosse in balìa delle onde e che era necessario fornire immediati aiuti ai naufraghi. Partì subito il Sant’ Emiliano, barca da pesca, con a bordo i fratelli Silverio e Aniello Sandolo e il cognato Aniello Vitiello. Anche il Gabbiano, barca da diporto tipo cutter di proprietà di Demetrio Tesei con a bordo i marinai Lisandro Paolini, Duilio Retali, Procolo e Rino Costantino si mossero immediatamente per i soccorsi. Le due motobarche si avvicinarono alla nave che galleggiava senza complicazioni anche se stava andando alla deriva. Più che per la nave si preoccuparono per i naufraghi e li portarono a Marina di Campo per le cure necessarie. Ripartirono verso la nave americana che nel frattempo stava dirigendosi verso Porto Azzurro, trainata da due rimorchiatori della ditta Neri che avevano intercettato il messaggio di S.O.S. lanciato dalla nave con intervento tempestivo. Presero accordi per dare un aiuto e collaborarono al recupero della nave. Da Porto Azzurro, dopo qualche giorno di fermo, la nave si diresse verso Livorno e quindi verso Genova, per le più immediate e necessarie riparazioni. Sorsero dei problemi e la nave, portata dal rimorchiatore di altura Joseph H. Moran II a Gibilterra ebbe i primi interventi di riparazione in bacino. Successivamente riprese il viaggio verso il porto di Halifax, Nova Scotia Canada per bunkeraggio e quindi riprese il viaggio per arrivare a NEW YORK. Dopo varie peripezie per mare, nel 1962 fu riconsegnata al Maritime Commission. Si ritiene che sia stata demolita nel 1971. Alcuni campesi ricordano ancora il comandante stanco e distrutto con i marinai americani sdraiati sulla banchina del porto di Marina di Campo e rifocillati da anziane donne che fornivano le prime cure. Guardando il loro viso affaticato con gli occhi spaesati li rassicuravano facendolo sentire più tranquilli. La popolazione forni' coperte e vestiti. Pur nel momento drammatico, la straziante situazione venne superata con una presenza premurosa e un abbraccio corale che attenuò l'angoscia e la tristezza dell'equipaggio dall'animo distrutto. Giampaolo Mattera, campese e stimato comandante di navi della Marina Mercantile ora in pensione, ma allora ragazzo, ricorda i visi sconvolti e ansiosi dei marinai americani che cercavano parlare in una lingua sconosciuta a molti, l'inglese. Comunicavano a gesti e avevano continuamente la sigaretta accesa fra le labbra, ma nessuno capiva. Anche lui si esprimeva a gesti, con atteggiamento aperto e positivo. I ragazzi sorridendo chiedevano le "Ciccingomma" facendo riferimento alla gomma da masticare. Furono distribuiti molti pacchetti di chewngum e grande fu la contentezza. Dopo qualche ora fu organizzato dai carabinieri il trasporto degli americani verso Portoferraio, utilizzando un camion sgangherato. Giampaolo, intervistato, commenta oggi: "Che momenti terribili! La situazione non mi appariva ben chiara ma vissi intense emozioni". E continua :" Era la prima volta che entravo in contatto con il mondo americano ... statunitense ... Avevo sentito gli anziani marinai che parlavano di avventurosi viaggi transoceanici e di grattacieli nelle grandi città della east coast. Ammiravo i personaggi americani leggendo i giornaletti quali l'Intrepido e l'Avventuroso ... ma in quelle circostanze ero profondamente dispiaciuto per la tragedia sul mare e per la tristezza dei marinai". Negli anni successivi quei ricordi mai svanirono, anzi rimasero nella sua mente e nel suo cuore. Quella esperienza lo aprì maggiormente al mondo americano. Sia nel periodo dei suoi studi nautici che alle prime esperienze di ufficiale di coperta su navi passeggeri colse l'occasione di leggere, nei momenti liberi, riviste e libri che riguardavano i mezzi navali e la marineria americana ampliando e approfondendo le conoscenze divenendo in tal modo un esperto del settore. Incontrandolo a Marina di Campo nel giardino del club del mare, da lui frequentato, o sulla spiaggia vicina spesso lo si sente parlare, con grande entusiasmo e ammirazione, delle sue vicende sul mare, di tecniche marinare e di mezzi navali americani di periodo diversi. Il suo viso si illumina quando fa dei riferimenti alle sue emozioni nel comunicare con i marinai dello Exanthia nel lontano 1947 e alla sentita partecipazione dei soccorritori campesi. Con l'avvicinarsi dell'anniversario dell'evento, ogni elbano e campese in particolare, deve sentirsi sempre più felice e orgoglioso per la splendida pagina di solidarietà che fu scritta dai cittadini di Marina di Campo.


Exanthia Nave

Exanthia Nave