Il rovesciamento dell’art. 81 della Costituzione ad opera del governo Monti e i vari progetti di riforma in senso autoritario della Costituzione, sottoscritti anche da Bersani e spinti da Violante, in continuità con gli stessi che al tempo furono sottoscritti da Calderoli e Berlusconi sono destinati a sconvolgere l’attuale sistema dei rapporti sociali e politici. Viene di fatto cancellato il patto sociale e sovvertita la Costituzione a democrazia reale, trasformandola in una Costituzione formale di stile liberista. Quindi diventa persino normale che il lavoro e il salario non siano piu’ un diritto sancito per legge e conformemente alla cancellazione della democrazia (anche nella sua forma minima di dialettica tra le parti sociali e politiche), non c’è da stupirsi che venga cacciato il sindacato dalle fabbriche, come nel disegno anti-Fiom di Marchionne e Confindustria. Ci sarà da stupirsi, invece, se non arriveranno anche ad arrestare e processare chi distribuisce i volantini davanti ad una fabbrica come accadeva negli anni 50 o a mettere in galera chi si oppone ai poteri industriali e finanziari dominanti e al potere del governo del "capo", cioè del premier . Il diritto, quindi la democrazia e la Costituzione stessa, è per definizione la cosa meno tecnica e più politica che ci sia, basterebbe questa considerazione per capire come questo Governo Monti non è affatto tecnico ma assolutamente politico con l’aggravante di essere privo di qualsiasi legittimazione popolare e validazione democratica. Tuttavia, si tratta di un Governo con un sostegno parlamentare unico nella storia del nostro Paese, che sta assumendo decisioni che non solo non prospettano alcuna via di uscita spendibile, in termini di sostenibilità sociale dalla crisi, ma che in modo autoritario e ricattatorio impone di farla pagare unicamente ai lavoratori e ai ceti popolari. E’ giunto il momento per tutta la sinistra, di riflettere seriamente su quanto sta accadendo a livello nazionale e sulle ricadute negative che questo potrebbe avere a livello locale sulle economie nei nostri territori. Non è possibile dichiararsi di sinistra e nel contempo continuare a sostenere un governo forte con i pensionati ed i lavoratori, fortemente determinato nel tagliare le pensioni e ridurre ulteriormente i diritti dei lavoratori, che vuol mettere in Costituzione il “pareggio di bilancio” rendendo così la politica definitivamente subalterna ai mercati e alle speculazioni finanziarie, che violando la Costituzione Repubblicana, dichiara apertamente di voler spostare il prelievo fiscale dalla tassazione diretta (ovvero progressivamente prelevando di più a chi guadagna di più) a quella indiretta (ovvero quella sui prodotti che tutti, pagano allo stesso modo) Non è possibile sostenere questa politica di austerità e tagli e non rinunciare agli sprechi come ad esempio; quello della Tav in Valle Susa, o quello degli F35, il cui costo abnorme passa sotto silenzio, mentre non si trovano neanche i soldi per assumere gli insegnanti di sostegno. La sessa apertura all’UDC diventa puro politicismo se svincolata dai contenuti, se la linea del PD (in contraddizione per esempio con quanto stanno facendo i socialisti francesi che hanno dichiarato che non voteranno il pareggio di bilancio in costituzione e che metteranno un’aliquota al 75% per chi guadagna oltre il milione) è quella di sostenere quelle politiche allora l’incontro con i centristi non è che la logica conseguenza di una deriva che sembra non avere sbocchi. Dalla Toscana e dalla maggioranza che la sostiene, esistono tutte le condizioni per avviare un messaggio diverso ed in controtendenza, capace di dimostrare che il governo di fenomeni complessi e la ricostruzione di una identità plurale per una sinistra moderna, ma non subalterna è possibile. Intanto sarebbe bene che fossimo tutti in piazza il 9 Marzo con la FIOM-CGIL in difesa di chi lotta per i diritti e la democrazia, dalla Val di Susa, dalle fabbriche, dalle scuole con i pensionandi, precari, disoccupati e quanti rivendichino ancora il diritto a poter esprimere il proprio pensiero liberamente senza per questo essere licenziati o additati come violenti sovversivi.
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