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Fusti tossicine nel mare di Gorgona: la ricostruzione del ministero dell’Ambiente Sconosciuta la sorte di quasi metà dei contenitori. Più di 30 tonnellate di veleni in mare

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 07 marzo 2012

Il ministro dell’ambiente Corrado Clini, rispondendo in un’audizione alla Commissione ambiente della Camera sollecitata in particolar modo da Ermete Realacci, responsabile green economy del Pd, ha presentato una relazione della Direzione generale per la protezione della natura e del mare Reparto Ambientale Marino sulla “Perdita in mare da parte della M/N Eurocargo Venezia" di due semirimorchi contenenti sostanze pericolose in fusti in area arcipelago toscano in data 17 dicembre 2011”. Il ministero ricostruisce puntigliosamente i fatti ed illustra le operazioni programmate e attivate per minimizzare gli impatti sull'ambiente, «Anche con riferimento alle necessarie indagini volte alla ricerca di eventuali contaminazioni della catena alimentare, la cui valutazione è di competenza delle autorità sanitarie» Ecco come sarebbero andate le cose: «Alle ore 07.20 del 17 dicembre 2011 la moto nave Eurocargo Veneziani in rotta da Catania a Genova informava via radio la Capitaneria di Porto di Livorno che, in un intervallo di tempo ricompreso approssimativamente tra le ore 04.00 e le 07.20 del mattino, in zona di mare ricadente nella giurisdizione di quella Capitaneria, colpita da una violentissima mareggiata aveva ha perduto parte del carico trasportato sul ponte di coperta. La rotta, con le esatte posizioni e gli orari della nave, è stata registrata dal sistema satellitare A.I.S. presso la sala operativa delle Capitanerie di Porto in Roma, ed il tracciato è già a disposizione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. La zona di mare interessata, circa 15 miglia al largo dell'Isola della Gorgona, ricade nel Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano ed è interna al Santuario Internazionale dei Cetacei (Pelagos)». Il documento chiarisce anche cosa è successo dopo: «La Guardia costiera di Livorno. una volta ottenuta conferma sulle caratteristiche di nocività del carico, lo stesso giorno 17 gennaio trasmetteva notizia agli Enti superiori (Ministero dell’ambiente, Comando generale delle Capitanerie), agli Uffici territoriali del Governo e ai Comuni di Pisa e Livorno. Nei giorni successivi fu inoltrata notizia di reato a carico del Comandante della nave alla competente Procura della Repubblica, e furono informate le associazioni, le cooperative di pesca ed i circoli nautici circa le precauzioni da adottare in caso di rinvenimento dei fusti galleggianti o spiaggiati. Dell'accaduto fu trasmessa anche formale comunicazione alle Autorità marittime francesi, in ottemperanza all'accordo Ramoge sulla protezione internazionale dell'alto Tirreno». Ma cosa c’era davvero a bordo della Venezia? Spuntano altri particolari «il carico caduto in mare è costituito da due semirimorchi di fusti contenenti - secondo i documenti di trasporto - catalizzatore a base di ossidi di nichel, vanadio e molibdeno esausto (in una prima dichiarazione la Società armatrice aveva dichiarato ossidi di cobalto"). Secondo le prime ricostruzioni, ciascun fusto contiene circa 170/180 Kg di materiale racchiuso in sacchi di plastica». Finalmente anche chiarezza anche sul numero dei fusti, che in queste settimane è stato molto “ballerino”: «Dei 224 fusti imbarcati a Catania, 26 sono giunti a Genova, e pertanto la quantità di prodotto caduta in mare, pari a 198 contenitori, può stimarsi in un totale di circa 33 - 34 tonnellate». Il ministero conferma la tossicità dei fusti: «Le caratteristiche della sostanza sono parzialmente confermate dar referto che la Capitaneria ha richiesto al Chimico del porto di Livorno, il quale appunto, individua il nichel, invece del cobalto, tra gli elementi presenti nei catalizzatori. Una pronuncia dell'Ispra circa gli effetti del prodotto sull'ecosistema marino e sulla salute dell'uomo - basata sulla sola scheda di sicurezza del prodotto, e che quindi postula un approfondimento degli effetti eco-tossicologici sugli organismi acquatici - afferma che “Il prodotto può determinare effetti negativi agli organismi marini ed entrare nella catena trofica solamente attraverso gli organismi detritivori. La scheda dì sicurezza redatta dal produttore ISAB s.r.l. (Priolo Gargallo, Siracusa il 03/07/2009, ) dichiara il prodotto nocivo per gli organismi acquatici e in grado di provocare a lungo termine effetti negativi per l'ambiente marino. (R 51/53)». Poi si passa alla descrizione degli interventi amministrativi e tecnici: «Il 21 dicembre la Capitaneria di porto di Livorno ha diffidato il Comandante della Moto/nave “Eurocargo Venezia" e il rappresentante legale della Soc. Armatrice “Atlantica di Navigazione S.p.A.” di Palermo perché provvedessero ad adottare urgentemente ogni misura atta ad eliminare gli effetti dannosi già prodotti o potenziali e a prevenire il pericolo di ulteriore danno all'ambiente. In esito alla stessa diffida lo Studio Tecnico Orsini di Livorno, sulla base dell'incarico ricevuto da parte della Società armatrice della nave segnalava alla stessa Capitaneria di avere in corso la verifica dei soggetti tecnicamente idonei cui conferire l'incarico delle ricerche e del successivo recupero del carico». Vengono ricostruite le ricerche in mare ancora in corso: «Nel giorno dell’incidente e in quelli successivi, la Capitaneria di Porto di Livorno, sotto il coordinamento del Comando Generale delle Capitanerie di Porto ed in stretto collegamento con il Ministero dell'ambiente ed il suo Reparto ambientale marino, si è attivata tempestivamente avviando un'intensa ricerca sulla superficie del mare nel tratto di possibile caduta ed oltre, verso nord (in quei giorni spira un forte vento di libeccio), con motovedette e voli aerei (ala fissa e mobile)», ma dalla discussione in Commissione è emerso che nessuno sa davvero quanto dureranno le ricerche dei fusti mancanti all’appello. Dopo aver fatto un rendiconto cel tavolo tecnico del 10 gennaio «Per effettuare un esame congiunto della situazione ai fini dea minimizzazione del danno, nonché per valutare eventuali ricadute sulla salute pubblica» e della costituzione di due gruppi tecnici, «Uno in materia di rifiuti ed uno sulle valutazione del rischio sanitario-tossicologico e ambientale...ecotossicologico», ma anche della riunione del 16 gennaio a Livorno, il ministero descrive il progetto per l’individuazione ed il recupero del carico: «In data 30 gennaio 2012, su invito della Capitaneria di Porto di Livorno, presso i locali della Prefettura di Livorno si sono riuniti i rappresentanti" di Ministero dell'Ambiente: Regione Toscana Ispra, Arpat e Capitaneria di Porto di Livorno per valutare la proposta tecnica di Atlantica S.p.A. per l’individuazione, mappatura ed eventuale recupero dei relitti del carico perso in mare dalla nave Eurocargo Venezia (trailers e fusti). Nel corso della riunione sono stati approfonditi tutti gli aspetti tecnici della proposta ed in particolare è stato richiesto alla società armatrice: una integrazione della documentazione per la parte riguardante il recupero de; materiali e le modalità di smaltimento dello stesso; l'imbarco del personale tecnico (Ispra, Arpat, Iss, Ram etc.) nonché, militari della Capitaneria di Porto sulla nave individuata per la ricerca “Minerva Uno"». Le nuove ricerche in mare sono iniziate il 6 febbraio 2012, quando «lla Capitaneria di porto di Livorno ha comunicato l'avvio della campagna di monitoraggio e ricerca dei fusti e dei semi-rimorchi finiti in mare da parte della nave oceanografica "MINERVA UNO", per conto darla Società “Atlantica di NavigazioneS.p,a” armatrice della Moto/Nave “Eurocargo Venezia"». Il 17 febbraio «sono stati individuati sui fondali, a quota circa 430 metri di profondità, dei fusti dispersi. Il giorno successivo, l'ispezione effettuata tramite il Rov ha confermato la presenza dei due semi-rimorchi e di circa 50 fusti contenenti il catalizzatore in questione. Una nuova ispezione effettuata con il Rov, nei giorni successivi ha quantificato la presenza nell'area di circa 100 fusti», quindi mancherebbero all’appello più di 90 fusti. Il 20 febbraio si è tenuta al ministero dell’ambiente la riunione del tavolo tecnico, al quale hanno paretecipato anche rappresentanti degli enti locali interessati e la regione Toscana e rappresentanti della Grimaldi e della Castalia e da personale del dipartimento di ecotossicologia dell’Università di Siena. L’Ammiraglio dell’Anna «ha illustrato le varie fasi del monitoraggio effettuato ed ha tracciato, di concerto con Arpat e Ispra, le successive fasi di raccolta campioni (colonna d'acqua, sedimenti del fondale, pesci e organismi bentonici) in modo da poter monitorare sia la dispersione del materiale finito in acqua nonché l'eventuale presenza nella catena trofica. Allo scopo di ridurre possibili errori nella fase analitica è stato stabilito che lo stesso campione verrà ripartito in due entità una da affidare ad organismi pubblici (Istituto superiore di sanità, Istituto zooprofilattico sperimentale Toscana-Lazio. Arpat e Ispra) mentre la restante parte di campione sarà analizzato dal dipartimento di tossicologia incaricato dalla società armatrice. E’ stata decisa la prosecuzione dell'attività di ricerca al fine di poter individuare la restante parte del carico (mancano all'appello la metà dei fusti) cui farà seguito la raccolta dei campioni e del pescato, attività queste necessarie e indispensabili per poter consentire agli organismi competenti di valutare la ricaduta sulla salute pubblica e sull'esposizione a fattore di rischio per il ceto marinaro interessato». Il inistero spiega quali sono le attività in corso al largo di Gorgona: «a) Prosecuzione della ricerca in mare nelle aree adiacenti a quella di ritrovamento dei fusti per I’individuazione della restante parte del carico. b) Monitoraggio mediante prelevamento di campioni mirati sull'area di ritrovamento dei fusti riguardanti la colonna d'acqua, i sedimenti dei fondali, nonché organismi bentonici e pesci l'Arpat amplierà le ordinarie attività di monitoraggjo sull’ambiente marino costiero già in atto ai sensi del D.Lgs 152/2006 con la ricerca degli elementi caratterizzanti il materiale disperso in mare (principalmente nichel, molibdeno e vanadio) e contemporaneamente intensificherà le analisi sul pescato che riguarderanno pesci) molluschi e crostacei. Una prima analisi del pescato, come risulta dal parere dell'Istituto Superiore di Sanità. Non ha rilevato una presenza significativa degli inquinanti dispersi. Ciò può, però, essere dovuto al limitato periodo di permanenza in acqua degli stessi. Dopo aver delimitato, attraverso le attività di prospezione, l'area interessata dalla potenziale contaminazione derivante dai fusti, si da l'avvio di un preciso e focalizzato piano di monitoraggio articolato in indagini sui sedimenti e biocenosi dei fondali ai fine di valutare eventuali effetti della contaminazione ed escludere anche eventuali rischi per la salute pubblica. In particolare i campioni di sedimenti raccolti nell'area in esame verranno caratterizzati sotto gli aspetti chimici e fisici e verranno effettuate prove di rilascio e saggi di tossicità. Sulle biocenosi dei fondali verranno effettuate analisi sulla potenziale contaminazione degli organismi causata dagli elementi chimici (nichel, molibdeno e vanadio) presenti nel materiale disperso in mare e verranno svolte indagini sotto il profilo della ricchezza ed abbondanza faunistica». Sul tema dell'alimentazione e sulle problematiche sanitarie, «le attività sono in corso da parte della competente Regione Toscana e del Ministero della salute (Istituto Superiore di Sanità). Rispondendo a una precisa domanda di Realacci Il documento del ministero affronta anche il tema degli “inchini” e della sicurezza in mare dei carichi pericolosi: «si segnala che il governo ha affrontato il tema della sicurezza, anche ambientale, della navigazione, mediante una iniziativa interministeriale ( Ministero delle Infrastrutture e i Trasporti ed il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare). Il decreto, già firmato dai Ministri Passera e Clini, ed in corso di perlezionamento, introduce misure che tendono, in particolare, a tutelare le aree maggiormente sensibili del nostro Paese tra le quali le Aree Marine Protette, il santuario dei cetacei e Venezia, dai rischi connessi alla navigazione delle unità mercantili».


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