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Controcopertina: TAV e metanizzazione dell'Elba, quanto sono attuali i progetti?

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : sabato, 03 marzo 2012

La battaglia in corso fra il governo e i no tav in val di Susa è una materia sulla quale risulta estremamente complicato farsi delle idee chiare, capire cioè chi ha ragione e chi torto o almeno chi ha un po’ più ragione e chi un po’ meno. Le due parti forniscono dati provenienti da fonti autorevoli a loro volta a favore o contrarie alla realizzazione dell’opera, una linea ferroviaria ad alta velocità (ma non è proprio così) che colleghi Torino a Lione attraversando, con un pesantissimo impatto ambientale e per buona parte in galleria, appunto la val di Susa. Il tutto si contestualizza inizialmente come tratta del corridoio europeo 5 (Lisbona-Kiev), successivamente ridotto al Lione-Budapest (denominato corridoio europeo 6) che tuttavia non ha al momento che una minima parte del traffico merci ipotizzato a suo tempo per deciderne la realizzazione. Il costo appare a molti (al momento si parla di una cifra variabile fra 8 e 20 miliardi di euro per il nostro Paese) sproporzionato in rapporto ai benefici (soprattutto con gli attuali chiari di luna). Un dato indiscutibile tuttavia esiste: al progetto si iniziò al lavorare all’inizio degli anni ’90 oltre 20 anni fa e, a tutt’oggi, i lavori non sono ancora cominciati. Probabilmente il vero punto debole di tutta l’operazione Torino Lione consiste proprio nel non essere stata realizzata quando si riteneva fosse, o almeno sembrava a tutti, necessaria. I cambiamenti (dall’apertura dei mercati globali all’enorme aumento dei traffici via mare e su gomma) intervenuti nei due decenni che ci separano dalla progettazione potrebbero aver azzerato quella che a suo tempo si manifestava come l’utilità dell’infrastruttura, senza voler considerare gli anni che ancora devono trascorrere prima che l’opera stessa sia ultimata (se mai lo sarà). L’introduzione, purtroppo necessariamente lunga, serve sostanzialmente a motivare, per analogia, alcune perplessità che riguardano la metanizzazione dell’isola d’Elba. Se un progetto di questo genere fosse stato ideato e realizzato nel secolo scorso, quando il metano era, in rapporto a petrolio o carbone, la fonte energetica di gran lunga meno inquinante e costosa, e la produzione nazionale notevole, i suoi benefici sarebbero stati incontestabili. Diversa è, a mio parere, la valutazione del rapporto costi (compresi quelli ambientali)/benefici che è possibile effettuare adesso. Pur trascurando volutamente tutta la discussione sul picco della produzione, è largamente riconosciuto che, attualmente e probabilmente da qui in avanti, il costo del petrolio sembra non dover più scendere al di sotto dei cento dollari a barile, anzi appare tendenzialmente in crescita, trascinando con sé le quotazioni di tutte le altre fonti fossili fra cui il gas naturale. Nell’ultimo decennio, d’altro canto, sebbene le tecnologie del settore siano ancora in una fase molto ”giovane”, abbiamo assistito alla impetuosa crescita della produzione di energia da fonti rinnovabili e al calo costante dei costi relativi. A favore di queste ultime, per quanto ci riguarda come elbani, gioca il fatto che la domanda di energia dell’isola proviene in massima parte da ambienti domestici o da imprese di piccole dimensioni legate al turismo. Mancano dunque quel tipo di apparati industriali energivori che potrebbero giustificare le opere infrastrutturali necessarie alla distribuzione del gas, mentre sembra realisticamente possibile soddisfare, almeno in una consistente parte, il bisogno energetico locale attraverso una diffusione capillare dei sistemi di produzione da fonti rinnovabili accompagnati da una politica di incentivazione alla ristrutturazione edilizia dell’esistente tale da minimizzare gli sprechi. Ciò che accade in questi giorni in val di Susa evidenzia che, più i progetti si consolidano, più difficile e complicata diventa la loro revisione o, anche nel caso ne fosse dimostrata la cessata convenienza, il loro abbandono in favore di altri che possono essere, mutati i tempi, più appropriati a soddisfare i bisogni per i quali i primi erano stati concepiti. Il progetto Galsi, almeno per quanto riguarda la nostra isola, è ancora in una fase di incubazione. Non è dunque ancora troppo tardi per valutare con rigore e senza pregiudizi le altre opzioni possibili.


Galsi gasdotto percorso

Galsi gasdotto percorso