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A Sciambere: et mons peperit murem

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : sabato, 03 marzo 2012

Orbene, infine una qualificata delegazione di amministratori elbani (Gasparri, Tiberto, Rizzoli), spinta a furor di blog, si è recata nell'isola avvelenata di Montecristo a constatare "pirsunalmente di pirsuna" la devastazione colà causata dalla scellerata campagna di derattizzazione a mezzo aeromobile bombardante. A dire il vero il tris d'assi doveva essere un poker, della partita doveva essere anche Umberto Veleno Ammazzantini (maestro di bontà) il quale perfidamente all'ultimo tuffo "s'è dato", forse per il timore di camminare sui repellenti strati di carcasse di capre e gabbiani, serpi e rospi morti avvelenati, che era lecito aspettarsi, in particolare dopo le profezie di Carlo Cassandra Gasparri e le preoccupate interrogazioni parlamentari di qualche eletto che, con tutto quello che sta a succedere in questo arcipelago (Concordia, Fusti Tossici ...), ha puntato la sua attenzione sulla elicotterocomiomachia di Montecristo. Il report della visita da parte del nostro caro amico Rizzoli pare sia stato che la derattizzazione era riuscita poiché in tutta l'isola visitata non c'era traccia di topo (né di topa), il Gasparri avrebbe ammesso che di animali terzi stiantati dal topicida 'un ce n'ereno in giro, ma che poteva darsi che fossero andati a morire in qualche calanchiola più rimbiattata (per i foresti più aulici: in anfratto maggiormente ascoso), una trasmigrazione, insomma, di moribondi capi avvelenati, una specie di riedizione del cimitero degli elefanti di africana memoria, in versione ovina, aviaria, batracica e serpentesca montecristana; delle eventuali dichiarazioni del terzo nulla sappiamo, ma facciamo volentieri come quelli di Faenza, che quando non ce ne hanno, fanno senza. Quindi la delegazione non registrava a Montecristo i decessi paventati, al contrario, a dimostrazione del permanere delle locali popolazioni in stato vivente (e anco trombante), i nostri vedevano aggirarsi per le coti dei capretti di fresca produzione. Stendiamo quindi finalmente una pietosa lastra tombale di granito su questo falso "caso", su cui è stata fatta indebitamente una valanga di "puzzo". Certo, se fossimo all'epilogo di una vicenda seria, qualcuno (beh, più di qualcuno) dovrebbe chiedere scusa quanto meno agli esperti (veri) in ambito internazionale, nazionale e locale, che sono stati sbeffeggiati per aver certificato la necessità biologica e la correttezza procedurale di quanto si faceva a Montecristo: una per tutti la Dott.ssa Francesca Giannini, un'elbana che lavora da anni con solerzia, competenza e dedizione al Parco occupandosi proprio dei problemi faunistici. Ma se fossimo e se avessimo - dicevano i nostri vecchi che non sapevano cosa significasse "periodo ipotetico della irrealtà" - erano il patrimonio dei coglioni; dobbiamo pupparci talielbani antiparco come sono, in attesa dello "scandalo" prossimo venturo. Come terminare? Ma con una bella massima latina: "... et mons peperit murem .." (e la montagna partorì un topolino), che ci pare in argomento.


sherlock holmes topo

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