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Riflessioni del giorno dopo la svendita delle Ghiaie

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : venerdì, 14 novembre 2003

Pensiamo che la supposta riuscita svendita delle Ghiaie sia cosa di cui la quasi cara estinta maggioranza Portoferraiese abbia veramente poco da rallegrarsi. Gli "svenditori" che non hanno saputo fornire una valida (e dicibile) ragione per la loro fretta di alienare hanno trascinato sui banchi del consiglio un anziano ricoverato in ospedale, visibilmente sofferente, hanno dato prova di totale insipienza con gli interventi di un assessore capace solo di provocare genuina ilarità nel numeroso pubblico come Fratti, hanno perso le staffe agendo da goffi caporali non autorizzati come Nurra, hanno perso un'occasione per dimostrare la propria indipendenza e la faccia con Anna Lisa Di Pede. Soprattutto si sono presentati con un sindaco che è apparso come un essere fragile e stanco, costantemente sull'orlo di una crisi di nervi ed oltre, circondato solo da cavalli bolsi incapaci di dargli il minimo aiuto mentre era triturato dalle argomentazioni proposte dai banchi dell'opposizione, che sparavano in batteria con tutti i consiglieri. Un sindaco ormai fallito politicamente. Per rendersi conto di quanto quella del "centrodestra" sia stata una vittoria di Pirro basta leggere le cronache di oggi e scoprire che il primo cittadino deve ormai mutare il suo "certastampa" in "tuttastampa", perchè l'analisi del quadro è la stessa da sinistra a destra, potremmo scambiare gli articoli all'interno delle testate e nessuno se ne accorgerebbe. Tutti nella sostanza convergono sul giudizio negativo (e non poco) dell'ultima performance dell'amministrazione originariamente di centrodestra, ma che non si sa quasi più come definire dopo quattro defezioni, ed un preziosissimo acquisto: quello (a proposito di mancanza di pudore e figurette) di Pietro Galletti che tiene a galla questa astiosa e scombicchierata compagine per un cadreghino in Comunità Montana. Né ha molto da rallegrarsi il beneficiario della vendita che, con ammirabile stile e distacco, ha pensato di assistere in piedi, ben visibile dai consiglieri e particolarmente dalla sua dipendente, che per avventura era anche Presidente della Commissione Demanio. Ci riferiamo alla Di Pede che ha portato all'esame preventivo (obbligatorio)della Commissione tra le "varie ed eventuali"una faccenda, che ha inchiodato il Consiglio in una discussione di otto ore, come se fosse una qualsiasi stronzatella. Una Presidente-Dipendente che ha sottoposto quindi ad una commissione impreparata un'argomento sul quale i commissari hanno chiesto un ulteriore esame. Fatto che ha però autorizzato una geniale funzionaria a esprimere in consiglio comunale un giudizio secondo il quale una richiesta di chiarimenti si poteva intendere come un esame compiuto da parte di una commissione, e di conseguenza, a volpini amministratori a fondare su quell'estemporaneo (e per noi assai creativo) parere, l'atto finale di una questione che si trascina da 50 anni e passa. Tagliamo qui su tutti gli altri pasticci combinati, per arrivare a dire che quel che ne è emerso è qualcosa di talmente irregolare, che chi ha votato quel provvedimento potrebbe aver compiuto un abuso d'ufficio (come ha chiaramente indicato Fratini nel suo intervento finale) oltre che aver causato un danno erariale di entità notevole al Comune. Ed inoltre è facile pensare che a fronte ad un eventuale (ma molto facilmente ipotizzabile) ricorso al TAR da parte di un comitato, un'associazione o un cittadino qualunque, il faticoso castello di carte potrebbe miseramente crollare. Ma per capire la portata del "favore"(ma al contrario) che all'imprenditor-presente potrebbero aver fatto zelanti dipendenti ed amici c'è da aggiugere una chicca. Rimestando nella incasinatissima questione, si è anche scoperto che con il passaggio nel 1984 dell'area dei giardini interessata, dal patrimonio indisponibile a quello disponibile del Comune, i concessionari, che si dichiaravano "proprietari" anche in un'ultima comunicazione scritta, potrebbero nel caso essere considerati proprietari di un piffero, in quanto la proprietà sia dell'area che delle opere da loro costruite (in assenza di diritto di superficie) sarebbe del comune. Questo, insieme alle altre manovre messe a segno dal comune (scorporo dell'area dal verde pubblico con il nuovo R.U.) potrebbe far prefigurare paradossalmente una situazione di questo genere: Vendita ad un privato di un'area di 619 mq. edificata per un paio di migliaia di metri cubi, ampliabile del 30% in cubatura (necessariamente in verticale) vieppiù, alle Ghiaie, dove anche un appartamento costa più di quanto il Comune ha dichiarato di voler ricavare (600 antichi milioni)dall'alienazione. Quale organo giudicante chiamato a rispondere valuterebbe congrua la cifra di 350.000 euro per una tale transazione? No, gli zelanti amici, con contorno di geniali collaboratori, non hanno proprio fatto un favore ai Fratelli Cioni.


giardini ghiaie

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ghiaie maraccio

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ghiaie sirene pf

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