Più che il suo gesticolare è stata la faccia congestionata di quel tizio che ci ha fatto avvicinare al crocchio ed origliare, distogliendoci per qualche minuto dalle faccende che dovevamo sbrigare, la faccia di chi mette forza nelle cose che dice e esprime la volontà di guadagnare il consenso degli interlocutori. Quello che abbiamo udito è stato l’ultimo brano di una invettiva, di una filippica, di una catilinaria tutta rivolta a Silvio Berlusconi, una concione infarcita di insulti e maledizioni come il panettone di canditi e uva passa, col non rimpianto fu-premier trattato “di pelle e di becco” come avrebbe detto un antico ferajese, distrutto e accacchinato (per i foresti: ridotto in guisa di piccolo escremento, cacchina appunto) . Ed al termine col fiato rotto dopo una breve pausa la “chiusa”: “Berlusconi ha portato l’Italia alla rovina … se non ci salva Monti siamo tutti del gatto!” E’ stato a quel punto che abbiamo avuto una botta di memoria, abbiamo capito perché la scena alla quale assistevamo ci pareva un deja-vu . La faccia era la stessa (solo un po’ più giovane) il luogo pure, forse gli interlocutori no, ma identica era la veemenza dell’argomentare, dello stesso tono gli insulti e soprattutto quasi fotocopiata la “chiusa”: “Prodi, D’Alema, Amato hanno portato l’Italia a la rovina … se non ci salva Berlusconi siamo del gatto!” Siamo rimasti sospesi in uno stato d’animo non facilmente descrivibile, ci verrebbe da dire tra l’essere divertiti e la nausea.
disperazione