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Controcopertina: Napoleone e il Comune Unico

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : lunedì, 27 febbraio 2012

Si è tenuto quest'oggi alla sala congressi del Centro intitolato al celeberrimo portoferraiese Cesare De Laugier conte de Bellecour il convegno organizzato dal Comitato per il Comune Unico dell'Elba su: Il riordino Enti Locali Dall'Europa alla Toscana all'Isola d'Elba. Dopo una breve introduzione del sindaco Peria ha preso la parola il leader del Comitato Dott. Gabriele Orsini, caro amico d'infanzia (la mia) che ricordando le tappe della fusione dei comuni ha auspicato di poter dare forma al Comune dell'isola nel 2014, anno del bicentenario di Napoleone all'Elba, che fu il primo a rimettere insieme i comuni dell'Elba. Ora, ad ogni buono studioso e conoscitore delle vicende napoleoniche all'Elba non può essere sfuggito che sotto Napoleone non fu fatta la fusione dei comuni, ma all'Elba venne data l'indipendenza e fu trasformata in Regno, di cui Egli fu il Re. Il suo pensiero perentorio e cristallino sulla distribuzione dei comuni elbani emerge invece in più occasioni, e per questo pare quantomeno inappropriata la fusione dei comuni proprio in suo onore. Basti a dimostrazione di ciò una lettera che il Re dell'Elba scrisse il 19 settembre del 1814 al Generale Conte Henri Gatien Bertrand, dove dice testualmente: Signor Conte Bertrand, il comune di Poggio e la Marina di Marciana chiedono di essere separati da Marciana, per costituire due comuni a parte. Rio e la Marina chiedono pure di separarsi. Queste richieste mi paiono giuste. Poiché essi hanno interessi diversi, credo che debbano avere i loro rappresentanti distinti. Perciò sarà bene che sentiate l'opinione dei principali abitanti di questi paesi. Mi presenterete poi un rapporto generale. Firmato NAPOLEONE Il Coordinatore del Comitato, dopo aver ricordato che i sindaci Marchetti di Altopascio e Filippeschi di Pisa non sono potuti venire perché entrambi influenzati (un virus ha colpito proprio oggi mezza Toscana?), ha passato la parola al Professor Massimo Balducci dell'Università Europea di Firenze, docente di Scienza dell'Amministrazione e Teoria dell'Organizzazione. Il Professore fa un intervento lungo che prende in considerazione la casistica europea del riordino degli enti locali e la tendenza pronunciata a ridurre il numero dei comuni, ma ricorda essenzialmente che prima di istituire il Comune Unico bisogna fare un progetto dettagliato, in quanto debbono essere riscritti tutti i regolamenti e bisogna prestare attenzione alla distribuzione delle circoscrizioni. Secondo il Professore non fare un progetto come si deve potrebbe essere l'anticamera di un fallimento, che significa “Un incubo lungo 40 anni!”, come ha più volte ripetuto. Mentre gli astanti sbalorditi speravano intimamente che non si trattasse di un luminare ma di uno col vizietto di spararle grosse, c'è da scommettere che a qualcuno qualche dubbio è venuto. Dopo di lui ha parlato il Professor Paolo Carrozza, docente di Diritto Costituzionale all'Università di Pisa, che ha illustrato le differenze tra i vari tipi di comune (sistema, azienda, legge 142). Quindi è stata la volta del Presidente della Fondazione PromoPA e degli interventi del “pubblico”. Il sindaco di Rio Marina Mancuso si è dichiarata a dir poco “scettica” e seppur non parlando di quarantennale incubo, ha comunque messo sul piatto una lunga serie di criticità. Ha chiuso la festa il vicepresidente del consiglio regionale Giuliano Fedeli, che dopo aver ricordato le proprie origini elbane indicando tra la folla (una quarantina di persone, perlopiù politici) il suo parente Michele Mazzarri, ha chiuso con un “e se non passa il referendum per il Comune Unico la Regione lo farà lo stesso, e saranno schiaffi”. Con l'aria che tira sull'isola, non c'è proprio da aspettarsi un successone a questo referendum consultivo, che come recita la legge, ha solo valore di sondaggio d'opinione. Mettiamo il dorso delle mani ai lati dei nostri visi, che gli schiaffi fanno male. E all'amico caro che ci ricorda il monito di Franceschiello a Don Liborio Romano suo ministro che trescava contro di lui “Don Libbò guardateve 'o cuollo!” Rispondiamo con altrettanta partenopea saggezza: "Tre so' 'e putiente: 'o Papa, 'o Rre e chi nun tene niente!"


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