L’associazione Libertà e Giustizia, presieduta da Sandra Bonsanti, giornalista, fra l’altro ex-direttrice de “Il Tirreno” ha lanciato un appello (il testo integrale sul sito www.libertaegiustizia.it) titolato “Dissociarsi per riconciliarci” che ha già raccolto oltre tredicimila firme. Nel testo, redatto dal costituzionalista Gustavo Zagrebelsky, partendo dai rischi per la democrazia rappresentati da un eventuale prolungarsi nel tempo di un, sia pur al momento necessario, Governo tecnico/politico non scaturito da libere elezioni, si lancia un pressante invito alla parte sana della classe politica a dissociarsi dalla parte malata, corrotta: “Forse, il maggiore tradimento perpetrato dalla nostra “classe dirigente” nei confronti della democrazia, è consistito nell’aver reso la politica un’attività non solo non attrattiva ma addirittura repulsiva e di aver respinto nell’apatia soprattutto le generazioni più giovani, proprio quelle dove si trova la riserva potenziale di moralità e impegno politico di cui il nostro stanco Paese ha bisogno. Siamo persuasi che la rifondazione della politica debba partire dalla sua decontaminazione dalla corruzione che, tra tutte le cause, è quella che più ha contribuito a imbrattarne la figura. Ormai, non si fanno più differenze, in una generale chiamata in correità. Gli scandali e le ruberie in un partito si riverberano in colpe di tutti i partiti. La percezione è che nel tempo si sia creato un sistema di connivenze e omertà, rotto occasionalmente solo dall’esterno, dalle inchieste giudiziarie o giornalistiche (da qui, la diffusa insofferenza per l’indipendenza della giustizia e dell’informazione). Questo sistema, prima che con le riforme legislative, può essere incrinato solo dall’interno. La connivenza può rompersi solo con la dissociazione e la denuncia. Le tante persone che, nei partiti e nella pubblica amministrazione avvertono la nobiltà della loro attività, escano allo scoperto, ripuliscano le loro stanze, si rifiutino di avallare, anche solo col silenzio, il degrado della politica.” Il manifesto di LG chiede inoltre che si metta mano, prima di ogni altra riforma, alla legge elettorale, una legge redatta in termini di “giustizia elettorale” e non di “interessi elettorali”: “si scelga dunque una formula chiara e coerente che metta i cittadini in condizione di controllare com’è utilizzato il loro voto e di entrare in rapporto con i loro rappresentanti, senza interessate distorsioni”. Le elezioni politiche dovrebbero a quel punto precedere ogni altra riforma ritenendo inaccettabile che l’attuale, screditato Parlamento, eletto con il meccanismo elettorale sancito dal Porcellum nel quale, in sostanza, i candidati sono nominati dalle segreterie dei partiti, possa mettere mano alla Costituzione. In ogni caso, se riforme costituzionali dovessero comunque essere approvate dall’attuale Parlamento, anche con la maggioranza dei due terzi, LG chiede “come elementare esigenza, che le eventuali riforme possano essere sottoposte al controllo del corpo elettorale in un referendum di particolare significato: come difesa d’una democrazia aperta contro i possibili tentativi d’ulteriore involuzione autoreferenziale dell’attuale sistema politico.”
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