La frase con cui si conclude l'unico romanzo che abbiamo dato alle stampe è (ci autocitiamo a memoria): "Dimmelo te come si fa a tira' fori un giornale in questo paese dove non succede mai un cazzo" Ma il lamento di quell'antico scriba della fantasiosa (ma molto ferajese) Villa Ranieri di Uliano oggi andrebbe riveduto e corretto. Per rendere l'idea dell'odierno flusso di notizie che promana nell'aere ilvate sarebbe meglio usare l'espressione "quando a trille e quando a tralle", ci sono dei giorni in cui esplode una frenesia dichiaratoria di massa che abbiamo catalogato come "ore del comunicato compulsivo" in cui tutti: amministratori, politici, opinionisti di cantonata, forze dell'ordine, comitati organizzati, preti, comitati disorganizzati, volontariati, foresti importati, sportivi spretati, sindacati, locali disagiati, tutti insieme all'unisono prendono a scaricare valanghe di e-mail sui più disparati argomenti nelle nostre cartelle intasate, creando scooppi di panico in redazione. Dei tornado di annunci, precisazioni, polemiche contropolemiche e ripicche, e dissertazioni, commenti, ammonimenti, annunciamenti a cui però seguono dei periodi più o meno lunghi di un'agghiacciante silenzio, i giorni, i sabati tristi come quello appena trascorso dove per mettere insieme uno straccio di giornale ti devi "attacare alle pitte" ed il solingo, occasionale, inatteso (e magari pure un po' sgangherato) proclama di un chiccazzè diventa oro. Eppure anche in giorni come quelli ci si può prendere delle piccole soddisfazioni, ad esempio: oggi all'alba di domenica 26 febbraio, mentre stiamo per mandare in rete il giornale, possiamo dire che finalmente abbiamo liberato elbareport dai topi, dopo giorni e giorni non ce n'è nemmeno un ratto che si aggiri tra le nostre pagine elettroniche, non un lamento per la sua triste sorte, non un fautore della crudele ecatombe topicida. Li abbiamo eradicati.
asino somaro