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Contenimento Cinghiali, Legambiente: Bene il riconoscimento del lavoro del Parco Accordo che ora deve essere rispettato da tutti i soggetti interessati

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : domenica, 26 febbraio 2012

La riunione che si è tenuta il 23 febbraio in Prefettura a Livorno ha prodotto quello che la Regione Toscana ha definito “un patto fra tutti i soggetti interessati per risolvere la questione ungulati all'Elba”. L’incontro, grazie anche alla presenza degli assessori regionali all'ambiente Anna Rita Bramerini ed all'agricoltura Gianni Salvadori e dell’Ispra, cosa richiesta con forza da Legambiente nelle precedenti infruttuose riunioni a Portoferraio, ha permesso finalmente di trovare soluzioni a breve termine per arginare l’invasione dei cinghiali provocata dalle scriteriate immissioni negli anni ‘60/’70 e da una inefficace e furbesca “gestione” venatoria del problema che, nonostante l’evidente fallimento, puntava addirittura ad aprire la caccia nel Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano come “soluzione” del problema creato dalla caccia. La novità vera del summit di Livorno è che finalmente si apprezza l’enorme sforzo fatto dal Parco Nazionale per affrontare l'emergenza cinghiali elbana, che ha “portato nel complesso a risultati importanti, mai registrati prima, con il "prelievo" di circa 1.200 cinghiali effettuato nell'ultimo anno. Un numero, si è rilevato ancora, davvero imponente in rapporto alle dimensioni e soprattutto alle caratteristiche oro-geografiche dell'isola, che conferma l'eccessivo, ed insostenibile, carico di ungulati selvatici”. Un riconoscimento di un lavoro per porre riparo ad un danno ambientale, ecologico ed economico, colpa di altri, e che i Comuni elbani raramente avevano valutato positivamente ed i cacciatori sempre sminuito. E’ anche significativo che si sia ribadita la necessità del pieno rispetto della legge sui Parchi e la necessità di tutela e valorizzazione delle aree naturali e la conservazione della biodiversità. Le misure prese nella riunione di Livorno ribadiscono quanto chiesto da Legambiente ed attuato da tempo, in particolare con la presidenza di Mario Tozzi, dal Parco Nazionale: potenziamento dei "chiusini" per la cattura dei cinghiali che “per giudizio unanime stanno dando ottimi risultati” anche fuori dal Parco; aumento del numero dei selettori all'interno dell'area protetta, abilitati dal Parco con una procedura semplificata: possibilità della “girata” (un cane con più abbattitori) nell’area protetta che ricade nel Comune di Marciana, il più devastato dai cinghiali, cosa che l’Ispra aveva proposto già anni fa e che i cacciatori elbani avevano rifiutato. Quindi di nuovo in realtà c'è abbastanza poco rispetto alle proposte fatte da sempre da Parco e Legambiente, che rimane convinta della necessità della completa eradicazione del cinghiale all’Elba e di una sua rapida diminuzione alla densità venatoria prevista dalla Legge Regionale, che porterebbe i suini selvatici a poche centinaia di capi. Ora Comuni e Provincia devono smetterla con lo scaricabarile e l’eterno giochino elettorale con i cacciatori per ridurre l’area protetta, al quale sembra essere molto affezionato il presidente della Comunità del Parco Barbetti che si è inventato delle strane “aree contigue” del Parco che invece di fare da cuscinetto si mangerebbero il territorio del Parco e le Zone di protezione speciale europee. Il primo passo per rispettare il “patto” di Livorno è quello di fornire subito i chiusini di cattura agli agricoltori che ne faranno bisogno, eliminando ogni intoppo burocratico che in questi anni ha ritardato od impedito anche l’installazione di quelli da installare all’interno del Parco. Ora, finalmente, ognuno rispetti davvero gli impegni presi per quello che gli compete e secondo la legge, cosa che purtroppo non è accaduto con gli altri “accordi” presi negli anni passati.


cinghiali bosco

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