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A Sciambere della storia di un giornale

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : lunedì, 13 febbraio 2012

Dodici anni fa di queste stagioni stavamo progettando Joinelba che sarebbe stato il primo quotidiano on line dell'Isola, a casa nostra fu attestata la prima connessione adsl Telecom dell’Elba ad un privato (costava un botto di soldi e viaggiava forte come una lumaca cardiopatica) e ci fu chi lungimirante ci disse: “Ma potrai ad arrivare a 100 lettori il giorno CHI TE LO FA FARE?” Due anni e mezzo dopo si apriva il più complesso cantiere di Elbareport che comportava oltre un mare di lavoro discreto investimento sia per l’acquisto dei macchinari e per il loro mantenimento che per il pagamento delle costosissime utenze (telefoniche etc.); nasceva in forte perdita economica quel giornale, figuriamoci se non spuntava qualcuno a dirci “CHI TE LO FA FARE?” Elbareport crebbe però in maniera che dirla impetuosa sarebbe poco, ad una media del 25-30% l'anno, arrivò a sfiorare e pure superare nei mesi migliori i 5.000 contatti quotidiani, ma continuando a pestare sui sensibili calli di alcuni maggiorenti-prepotenti, incappò in una serie di disavventure (giudiziarie in primis). Prima che tutte le azioni promosse contro di noi si rivelassero tutte indistintamente dei costosi e clamorosi fiaschi (editoriali, giuridici e chi più ne ha più ne metta) furono in parecchi, qualcuno interessato, di più i sinceri, a domandarci “CHI TE LO FA FARE?” E ci fu poi molto di peggio: un periodo nero coincidente con il fulmineo venire a mancare di Patrizia, che oltre ad essere una colonna della nostra vita era una delle anime di Elbareport. Per mesi e mesi (non lo scorderemo mai) dei generosi amici tennero acceso il lume, e quando, distrutti nello spirito, ci ponemmo la domanda se era il caso di riprendere o meno a pilotare questo giornale, pure se il suggerimento prevalente chi ci era più vicino era mutuato da una canzone di Bennato “sei testardo, questo è sicuro, quindi ti puoi salvare ancora, metti tutta la forza che hai, nei tuoi fragili nervi” non potevano mancare i “CHI TE LO FA FARE?” Per quasi un anno e mezzo abbiamo tirato la carretta con molta fatica, perdendo spesso la periodicità (e con essa molti lettori) dopo un periodo nero, insomma, un periodo grigio, nel quale a domandarci “CHI TE LO FA FARE?” confessiamo, siamo stati anche noi stessi. Da qualche mese a questa parte la musica è cambiata del tutto: ora attorno ad Elbareport si è costituita una vera associazione che ne ha rilevato la proprietà e sta lavorando un cantiere che ormai a settimane presenterà un Elbareport ristrutturato, rinvigorito da “sangue fresco”, più interattivo con l’utenza, più veloce, più facile da leggere, più esaustivo, più moderno. E mentre ciò si compie il vecchio Elbareport che continua ad uscire, funziona come ottima nave-scuola di una redazione che si è allargata e rinnovata e che quando cambierà vascello sarà, ci contiamo, in grado di fare grandi cose, di avere la dirompente capacità di mutare il panorama informativo elbano che ebbe quasi 10 anni fa, quando fu varata, la vecchia barca. Potevamo “passare la mano” e ritagliarci un ruolo marginale, e comodo, e invece abbiamo deciso di salire a bordo con tutto quello che comporta: “studiare” il nuovo strumento, mettere in discussione certezze professionali acquisite, imparare nuovi linguaggi tecnici… non proprio una passeggiata per chi ha un’età di 8 anni al quadrato. E magari pure tra voi lettori ci sarà chi si sente fiorire sul labbro la domanda “CHI TE LO FA FARE?” Ce lo fa fare e ce lo ha fatto fare per questo lungo tempo, cari lettori, la sviscerata passione che nutriamo per la libertà di pensiero (nostra come quella degli altri) , ce lo ha fatto fare il sogno faticosamente concretizzato di costruire un giornale senza padrini né padroni, capace nel suo piccolo di sputare verso le stelle, capace di non chinare la testa ed ove occorresse di non adeguarsi e disobbedire. Ce lo fa fare e ce lo ha fatto fare la fiducia nella gente, in coloro che magari neanche conosciamo e continueranno dopo di noi questo pesante, ingrato e bellissimo lavoro che è fare libera informazione, senza la quale non può esistere una vera democrazia.


Rossi Beneforti Romanelli

Rossi Beneforti Romanelli