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L'Italia sorpassata dal Botswana

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : lunedì, 10 novembre 2003

E’ probabile che molti dei convenuti all’Aviotel Residence il 21 ottobre scorso per l’annuale assemblea degli albergatori elbani, non abbiano mai sentito parlare del Botswana, un piccolo stato dell’Africa meridionale che è balzato agli onori della cronaca dei più accreditati giornali economici e finanziari per aver superato l’Italia nella speciale classifica sulla “competitività globale”, redatta da World Economic Forum per il 2003. Con la situazione del turismo elbano il Botswana non c’entra pressochè nulla, se non per il fatto che di problemi di competitività si tratta: l’uno, per registrarli in negativo (oltre centomila presenze perdute, 5,7% in meno, un danno economico quantificabile in circa 15 miliardi di vecchie lire); l’altro, per essere riuscito a creare condizioni così vantaggiose da sopravanzare uno dei paesi più industrializzati del mondo. In altre parole, per chi produce o fa affari, è preferibile andare in Botswana, anziché in Italia, dove le difficoltà sono ulteriormente aumentate, facendo dire ad un esperto come Claudio Demattè, coordinatore dei ricercatori della scuola di direzione aziendale della Bocconi, che “questo è un segnale di allarme sul futuro prossimo dell’economia del nostro Paese, un chiaro avviso che da qui in avanti bisogna agire per evitare un declino”. Il problema della competitività, dunque, come elemento negativo che accomuna i dati della crisi nazionale a quelli preoccupanti del turismo elbano, così come emergono dalla relazione del presidente dell’ AAE, oltre che dall’APT e di altre associazioni di categoria. Alcune delle cause sono pressochè le stesse: l’inefficienza della burocrazia, la inadeguatezza delle infrastrutture, le difficoltà di accesso ai finanziamenti, le aliquote fiscali troppo alte, l’incertezza normativa, la corruzione. Altre, ovviamente, vanno individuate nella peculiarità della situazione elbana. Ed è su queste che occorre prestare attenzione, sia per quanto riguarda i fattori legati al contesto pubblico, sia per le responsabilità della classe imprenditoriale. Se, infatti, credo sia ampiamente giustificata la critica sulla latitanza e sulla scarsa capacità progettuale degli amministratori pubblici (non tutti, ma sicuramente la Comunità montana), altrettanto occorre dire per quanto impedisce un salto di qualità nell’offerta ricettiva alberghiera ed extralberghiera e, più in generale, dell’economia turistica dell’Isola. C’è indubbiamente l’esigenza di un più equilibrato rapporto fra prezzi e qualità dei servizi, di un recupero di immagine attraverso una più adeguata politica promozionale, di una maggiore professionalità per una più diffusa cultura dell’ospitalità. Ma c’è anche altro. Faccio alcuni esempi. All’Aviotel si è levata forte la voce contro la “deleteria politica urbanistica” praticata dagli enti locali, plaudendo all’iniziativa regionale per un piano strutturale unico che altri hanno contestato, ma non si è sentita una sola parola contro la vergogna del condono edilizio, che premia l’abusivismo e grava ulteriormente sulle scarse risorse finanziarie delle amministrazioni pubbliche. Si rivendica, giustamente e con urgenza, l’approvazione del piano del Parco, ma non si chiede, neppure timidamente, il ripristino della legalità istituzionale dell’ente, con il superamento dell’attuale umiliante gestione commissariale e la nomina del presidente e dei nuovi organismi statutari. Si parla di Comune unico come scelta obbligata per dare all’Elba visibilità politica e capacità progettuale, ma non si fa nulla, al di là di una pur lodevole affermazione di principio, per premere su enti pubblici e forze politiche, affinchè questo problema venga finalmente affrontato e risolto. Che all’interno di un’associazione così importante come l’AAE vi siano idee apprezzabili e tante buone intenzioni, è fuor di dubbio. Ma proprio per questo agli imprenditori elbani deve essere chiesto, senza alcun timore reverenziale, di farsi più ampiamente carico delle problematiche che interessano l’isola. Nel loro interesse e per quello più in generale di tutta la società.


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