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I parchi regionali non vanno sciolti ma rafforzati

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : venerdì, 10 febbraio 2012

Su Il Giornale cronaca di Genova sono stati dedicati un paio di articoli ai parchi nazionali e regionali della Liguria e del loro rapporto con il territorio tosco-emiliano. La premessa corretta è stata dedicata alla opportunità che parchi nazionali come quello dell’Appennino Tosco-Emiliano trovino sempre più attivi rapporti con il territorio ligure specialmente ove operano parchi come quello delle 5 Terre. Un tema non nuovo di cui si è discusso in molte occasioni e a cui sono state dedicate anche specifiche pubblicazioni sotto il titolo efficace e felice di Parchi di terra e di mare. Del resto APE ( Appennino parco d’Europa) è presente non certo a caso nella legge 426 unitamente alle Alpi come obbiettivo strategico di quella politica di sistema nazionale che purtroppo per molti –troppi- versi è rimasta ferma al palo. Ma da questo a concludere che condizione di questa maggiore cooperazione sia l’unificazione, ad esempio, del parco delle 5 Terre con quello dell’Appennino Tosco- Emiliano è azzardato ed anche poco realistico. Del tutto sbagliato è invece sostenere che da questo accorpamento tra le tre regioni ne deriverebbe addirittura l’esigenza di sopprimere il parco regionale di Montemarcello- Magra. Che sui parchi regionali più d’uno si sia sbizzarrito a ruota libera è noto. Lo ha fatto l’UPI che ne aveva chiesto lo scioglimento e ora alle prese con altri scioglimenti cioè quello delle province. Ma nel caso del Magra la bufala è di primordine se si pensa che qui il fiume riguarda due regioni ma un unico bacino. Qui il problema irrisolto è quello di garantire una gestione che riguardi entrambe le sponde dove attualmente la situazione è assolutamente diversa. Sulla sponda ligure opera il parco regionale su quella toscana qualche ANPIL ( aree naturali protette di interesse locale) che non hanno certo il ruolo di un parco regionale. Come da tempo si è ipotizzato anche qui finora con scarsa fortuna sarebbe il caso che le due regioni finalmente valutassero seriamente e concretamente la praticabilità di una più adeguata soluzione. Pensare perciò alla abrogazione del parco di Sarzana è una mera sciocchezza tanto più se giustificata con l’esigenza di risparmiare. E non basta neppure denunciare le poco edificanti vicende politiche che hanno portato a ripetere la nomina del presidente e del consiglio dell’ente che innegabilmente danneggiano il parco ma a cui bisogna rimediare evitando il ripetersi di simili fallimenti che non fanno onore né alle istituzioni né all’associazionismo ambientalista.


Bosco Tambone

Bosco Tambone