Una notiziola che gira in questi giorni dovrebbe far riflettere i sostenitori della metanizzazione dell’Elba con il gas proveniente dall’Algeria. Gazprom, la compagnia russa che vende il gas a mezza Europa, taglia le forniture all’estero in questo periodo di freddo intenso, per la buona ragione che risulta ovviamente prioritario soddisfare il mercato interno russo. Il ministro Passera definisce seria la situazione e fa riattivare le centrali ad olio combustibile. Pur essendo evidente che difficilmente l’Algeria subirà, pur fra vent’anni e nonostante i cambiamenti climatici, un’ondata di freddo simile a quella che imperversa attualmente dalla Siberia fino a Civitavecchia, vi sono altri mille motivi, dall’aumento dei consumi interni a cambiamenti geopolitici al momento non prevedibili, per i quali gli algerini potrebbero, un giorno qualsiasi, chiuderci i rubinetti o aumentare i prezzi della materia prima fino a farcela diventare completamente indigesta. Dunque, prima di accettare l’idea di trapanare l’isola per farci passare i tubi del gas (se mai ci si arriverà) forse è il caso di cominciare a valutare attentamente le possibilità di soddisfare il bisogno di energia locale attraverso lo sfruttamento delle energie rinnovabili, accompagnato dalla messa in opera di misure utili (nell'edilizia e nella rete di distribuzione) a contenere gli sprechi e a razionalizzare i consumi. I finanziamenti necessari a sostenere un eventuale, credibile progetto di autonomia energetica potrebbero essere costituiti dalla monetizzazione delle compensazioni ottenute dalla Regione Toscana in favore dell'isola. Il primo passo in ogni caso non può non essere che uno studio di fattibilità, autorevole e concreto,tale da poter confermare, o meno, la percorribilità di una simile ipotesi.
Galsi gasdotto percorso