Uno su tre si mantiene intorno al peso forma, ma uno su quattro è decisamente in sovrappeso. I bambini toscani sono più normopeso (65,9%, appunto) rispetto ai colleghi italiani, che si fermano ad una media del 63,9%, ma sono anche più in soprappeso di loro - 25,4% è il dato toscano - contro una media nazionale del 23,9%. Per fortuna i piccoli obesi da noi sono meno che nel resto del Paese: l’8,7% contro il 12,2%. Scarse le differenze tra i bambini e le bambine. Sono questi alcuni dei dati emersi oggi al convegno organizzato dalla Regione Toscana su “Sorveglianza nutrizionale ed educazione alimentare” che si è svolto presso il palazzo degli affari a Firenze per presentare esperienze nazionali e regionali in materia. Il progetto pilota di sorveglianza nutrizionale in Toscana ha riguardato un campione composto da 3077 bambini di 8 anni di età, di cui 1491 bambine e 1583 bambini. L'indagine ha coinvolto 117 scuole di 64 comuni, sparse in tutte le Aziende sanitarie della Toscana. In sette Aziende USL (Arezzo, Empoli, Massa, Pisa, Prato, Siena e Viareggio) i dati sono stati raccolti nell'autunno del 2001 e nelle rimanenti 5 (Firenze, Grosseto, Livorno, Lucca e Pistoia) nella primavera del 2002. Senza generare allarmismi sull'entità del fenomeno in Toscana, dal convegno è uscita confermata l'importanza degli interventi di prevenzione in età pediatrica. I responsabili di questa situazione? Difficile individuarli con assoluta certezza, ma è sufficiente dare un’occhiata alle abitudini alimentari dei nostri bambini. La verdura, che da più parti è segnalata come non gradita dai bambini, in Toscana è mangiata tutti i giorni o quasi solamente dal 40,4%. Per più di un quarto dei bambini toscani (26,3%) la verdura non compare mai nell'alimentazione. La percentuale dei bambini che saltano la prima colazione è del 7,1% (nonostante le raccomandazioni che le assegnano un ruolo importante e irrinunciabile) contro il 84,6 % che la consumano tutti i giorni o quasi. Nel 95,2% dei casi il consumo avviene in casa. Tutti i giorni o quasi il 92% dei bambini consuma lo spuntino di metà mattinata e l’88% la merenda pomeridiana. I consumi dei gruppi di alimenti singolarmente analizzati indicano una frequenza relativa tutti i giorni o quasi rispettivamente del: 41% la verdura, 70% la frutta, 21% i legumi, 17% il pesce, 49% i salumi, 36% i formaggi e 68% la carne. Gli stessi alimenti non vengono mai consumati rispettivamente dal 26% la verdura, dal 10% la frutta, dal 35% i legumi, dal 38% il pesce, dal 13% i salumi, dal 29% i formaggi e dal 5% la carne. Complessivamente e in ordine decrescente sono più consumati tutti i giorni pasta e riso, pane/grissini/crackers, frutta; è maggiormente consumata 4-6 giorni solo la carne; tutti gli altri mostrano una percentuale più elevata di consumo 2-3 giorni. Per caramelle e chewing gum, la percentuale più elevata è rappresentata da più di due volte al giorno. Maggiore preferenza è accordata al consumo della frutta che viene assunta tutti i giorni o quasi nel 46,2 % dei casi, pur essendoci un 9,8 % che non la mangia mai. Il dato toscano sulla prevalenza dell'obesità si attesta ai livelli più bassi, tipici delle zone del nord, all'interno di un trend geografico che vede un progressivo aumento dal nord al sud della nazione. E all'Elba? "La situazione dell'Isola sul fronte dell'obesità infantile - dichiara Duilio Biani, Pediatra dell'ospedale portoferraiese - non si distacca molto da quella regionale e nazionale, ci imbattiamo frequentemente in casi che comunque poi per essere risolti hanno bisogno della frequentazione di strutture specialistiche poichè non disponiamo di un ambulatorio ad hoc. Molto - continua il pediatra - potrebbe essere fatto sul piano della prevenzione e dell'educazione alimentare soprattutto in ambito scolastico. Ma va da sè che su questo problema inteventi sporadici come conferenze o incontri annuali servono a poco o a niente. Il problema dovrebbe essere trattato più costantemente ed aggressivamente" Ma per Duilio Biani sarebbe importante lavorare anche sulle famiglie: "Quando si ragiona di mense scolastiche ad esempio è difficile far passare il concetto che i ragazzi devono mangiare poco e meglio" Una prevenzione volta anche agli anni successivi della vita dei ragazzi: "E' soprattutto in età infantile - chiude infatti il pediatra elbano - che si instaurano quei disordini alimentari che in età adolescenziale possono favorire l'insorgere di gravissime patologie come l'anoressia e la bulimia"