Nel recente incontro al parco di San Rossore l’assessore regionale all’ambiente Annarita Bramerini ha confermato che la giunta regionale riprenderà presto la discussione sulla nuova legge sui parchi rimasta a lungo bloccata. Lo farà non solo coinvolgendo naturalmente le istituzioni e le rappresentanze interessate ma anche in stretta connessione con altre normative regionali sul governo del territorio. E’ una buona notizia e non solo ovviamente per i nostri parchi ma anche in rapporto ad un contesto nazionale che resta quanto mai allarmante e a rischio come conferma anche la vicenda della nuova legge in discussione al Senato. E’ un impegno importante e al tempo stesso delicato perché anche le situazioni regionali incluse quelle dove sono state varate o sono prossime al varo nuove leggi presentano non poche contraddizioni e ‘arretramenti’ rispetto ad una chiara definizione dei ruoli degli enti parco. Sarà questo in effetti anche il tema della nuova legge toscana che dovrà a 7 anni dalla legge regionale sul governo del territorio e dopo il PIT ridefinire e precisare competenze e ruoli che si sono appannati e ‘impoveriti’ e appaiono perciò oggi bisognosi di una attenta rivisitazione alla luce anche di quanto sta accadendo spesso confusamente nel processo in corso di riassetto istituzionale –vedi in particolare le province. Anche in Toscana ci sono parchi provinciali o aree protette come in Val di Cecina gestite in passato per conto della provincia dalla comunità montana che ora non c’è più. Insomma non mancano accanto alla realtà dei tre parchi regionali ‘storici’ situazioni aperte e nuove dal Magra alla Val di Cornia ai Monti Livornesi. E poi ci sono i tre parchi nazionali che non rientrano ovviamente per molti profili nella legge regionale ma per altri si specie in rapporto al Santuario dei cetacei e all’Appennino. L’incontro di San Rossore ha confermato e non soltanto per un parco storico di rilievo nazionale e internazionale come oggi sui parchi si sta giocando una difficile e delicata partita che risulterà determinante non solo per le aree protette ma anche per il governo del territorio quale è configurato dal titolo V della Costituzione. Avremo modo naturalmente di entrare concretamente nel merito delle questioni quando disporremo di un testo. Ci sono però almeno due aspetti di fondo che visto l’andamento del dibattito in corso sul piano nazionale vanno ribaditi fin d’ora. Il primo riguarda la pari dignità istituzionale che in soldoni significa no a qualsiasi rigurgito centralistico dello stato come nel caso delle aree protette marine ma anche di quello regionale come si sta profilando in Lombardia e altrove. L’ente parco sia per i parchi nazionali che regionali appartiene alle istituzioni e alle loro rappresentanze. Per quante manchevolezze si siano registrate e si registrino su questo fronte l’alternativa non è il passaggio ad altri di questo ruolo. Non può esserci un governo Monti per i parchi. L’altro aspetto sono le finalità del parco e quindi del suo piano. Qui come ci ricorda il testo del Senato si sta annacquando molto il vino della 394 e della 426 per ridisegnare un parco che dismette per più versi le sue funzioni ‘ambientali’ ancorate costituzionalmente al paesaggio e alla salute per immetterlo in logiche da cassa integrazione per comparti che la crisi economica sta mazzolando. Oggi più che mai il parco deve saper assolvere alle sue funzioni originarie e per farlo deve riuscire far funzionare meglio a partire dal centro i suoi strumenti di pianificazione e programmazione che in troppi casi e specialmente nei parchi nazionali non si è riusciti o non si voluto utilizzare. Si veda al riguardo il recente libro curato da Massimo Sargolini sui piani dei parchi ma anche quello sulle Alpi e sulle aree protette marine (Collana ETS). Qui va detto anche che i parchi sono giunti a questa pericolosa stretta non avendo saputo –come era accaduto a suo tempo con il Centro studi Giacomini di Gargnano e dopo anche con Parcolibri – riflettere approfonditamente e senza tabù sulle proprie esperienze. Che oggi possano circolare fino in Senato idee bislacche e profondamente rischiose per i parchi è dovuto in qualche misura anche a questa caduta di attenzione e interesse culturale che ha finito per ridare fiato se non credibilità anche a vecchi e arrugginiti slogan come quello dell’ambientalismo da giovani marmotte. Anche in Toscana visto l’appuntamento che ci aspetta sarebbe bene visto che in San Rossore abbiamo anche un Centro studi Giacomini e ci inventammo Parcolibri utilizzarli meglio anche per fare una buona legge e ben gestirla.
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