Dopo le polemiche al calor bianco sulla pessima legge in discussione al Senato si comincia ad avvertire qualche imbarazzo che c’è da augurarsi induca ad un serio ripensamento. Che imbarazzo ci sia lo si avverte intanto dal persistente silenzio sul punto nodale delle aree protette marine. Non ricordo precedenti di sorta per nessuna legge anche la più controversa in cui si sia cercato di far finta di niente su un punto tanto cruciale che più di qualsiasi replica mostra l’imbarazzo crescente persino a parlarne. Fanno insomma gli gnorri perché come dicono in Toscana hanno ‘le gagge motose’. E’ fresca, ad esempio, la dichiarazione del Presidente della Commissione Ambiente del Senato Antonio D’Alì in cui assicura che il testo è stato ‘redatto a stretto contatto con Federparchi’. Personalmente non ricordo di avere letto documenti degli organi dirigenti di Federparchi in questo senso – ma solo emendamenti- in ogni caso è davvero singolare che lo si voglia ricordare ora che grandina. Di sicuro il Sen. D’Ali non può dire altrettanto delle regioni e degli enti locali che da nessun verbale -a cominciare da quelli della Commissione ambiente del Senato- si trova traccia di un qualche coinvolgimento di quelli che sono i veri e soli portatori d’interessi ( istituzionali) in questa materia. Che con l’imbarazzo cresca il disagio in chi innanzitutto è più esposto e cioè i parchi lo abbiamo registrato con estrema chiarezza nel recente e riuscito per partecipazione e contenuti dibattito al Parco di San Rossore con l’Assessore regionale Bramerini nel momento in cui è imminente la nomina del nuovo presidente e del nuovo Consiglio dell’Ente e alla vigilia della discussione della nuova legge regionale sui parchi. Insomma il dibattito e il confronto sulle politiche per i parchi non può e non deve restare blindato in sede parlamentare ma spostarsi al tavolo –finora negato anche a Federparchi-dove finalmente si parli delle politiche che non si sono fatte e non certo per colpa della legge 394. A buon intenditore…
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