La corsa al litio, una delle materie prime della green economy, in particolare per accumulatori e batterie delle auto elettriche, è arrivata anche all’Isola d’Elba, dove è stato rilasciato un permesso di ricerca che è l’anticamera di una concessione mineraria e dell’apertura di una miniera. Infatti l’Elba non ha certo qualcosa di simile ai "salar”, gli immensi laghi salati andini che conterrebbero l’85% delle riserve di litio conosciute del pianeta, ma il litio, come spiegano l’ex presidente del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano Giuseppe Tanelli e Luisa Poggi nella monografia “La Collezione elbana” della sezione di mineralogia del Museo di storia naturale dell’università di Firenze, «Nelle pegmatiti di Campo venne anche individuata una varietà di berillo, ricca in litio e cesio, ad habitus tabulare e cromaticità da incolore a giallo-rosa, denominata “rosterite” (Grattarola, 1880)», piccole quantità che, come accade in altre aree del pianeta, renderebbero l’estrazione del litio particolarmente impattante. Il progetto presentato dall’associazione pistoiese “Lithium”, chiamato “Colle Tozza”, ha ricevuto il si della Regione sulla valutazione di impatto ambientale e riguarda la raccolta e lo studio di campioni di minerali per migliorare le tecniche di estrazione del litio che poi dovrebbero essere applicate in più ricchi giacimenti in Africa.. Il tutto in un’area tra i paesi di San Piero e Sant’Ilario, nel Comune di Campo nell’Elba, al confine (ma probabilmente anche all’interno) del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano e del Sito di interesse comunitari (Sic) e Zona di protezione speciale (Zps) di Monta Capanne- promontorio dell’Enfola, istituita in base alle Direttive Ue Habitat ed Uccelli ed al Sito di importanza regionale (Sir) istituito dalla Regione Toscana. A proposito di green economy, è abbastanza incredibile che in un’isola dove si fatica moltissimo (e spesso non ci si riesce) ad ottenere il permesso di mettere un pannello solare sul tetto si ottenga tranquillamente un permesso di ricerca mineraria in un’area paesaggisticamente eccezionale e circondata da protezioni ambientali regionali, nazionali ed europee, l’apertura di una miniera di litio non è compatibile con la realtà ambientale sociale ed economica dell’Elba. Le pegmatiti fra San Piero e Sant’Ilario sono famose in tutto il mondo per i loro meravigliosi cristalli, al loro interno si trova il litio, ma secondo quanto scrive il professor Tanelli «Non offrono, sia per la natura dei minerali (silicati) che per le consistenze, reali interessi economici riferiti all’elemento». L’area ha invece un grande interesse dal punto di vista del collezionismo, un interesse che il permesso di ricerca mineraria richiesto, preludio all’estrazione, potrebbe distruggere. La strana corsa al litio elbana va stoppata subito e con decisione, visto che non ci sembra esistano i requisiti ambientali, paesaggisti e giacimentologici (tantomeno in un’area dalla quale sono partite le alluvioni che hanno funestato la piana di Marina di Campo negli ultimi anni) per rilasciare una concessione mineraria e l’apertura di una miniera. Condividiamo pienamente quanto dice il professor Tanelli: «Se poi le finalità hanno carattere squisitamente tecnologico e culturale, aspetto di cui non dubito, si prevedano e si attivino altri percorsi ed altre motivazioni, abbandonando la strada del permesso minerario per “l’elemento litio“: una strada ricca di incertezze e di rischiosi appetiti».
sant ilario litio quadrotta