Il viavai, in una zona isolata di collina, sull’isola d’Elba, si presta facilmente all’attenzione di chi, come i carabinieri, fa dell’osservazione e dell’intuito i propri strumenti di lavoro. In pieno inverno, poi, non destare sospetto in certe condizioni, lontani dai centri abitati, è ancora più difficile. Così, venerdì sera, i carabinieri dell’Aliquota Operativa di Portoferraio, dopo un periodo di pazienti controlli svolti in forma riservata per individuare le ragioni di alcuni movimenti presso il domicilio di un ragazzo già noto alle forze dell’ordine per reati in materia di stupefacenti, hanno messo fine alle distorte idee imprenditoriali del giovane e di sua madre, che nella propria abitazione avevano un vero e proprio laboratorio a produzione continua di marijuana. Potenti lampade, pannelli per concentrare il riverbero della luce artificiale, semi di quattro tipi diversi e quant’altro d’utile per far crescere rigogliose piante di canapa indiana, da cui trarre la stupefacente fioritura, sono stati rinvenuti in uno scantinato di un’isolata abitazione tra Portoferraio e Porto Azzurro. Ma a esito della perquisizione operata dall’Arma non è mancato il sequestro dell’illecito prodotto. Oltre a 6 grammi di hashish, infatti, nell’abitazione sono stati rinvenuti sacchi in plastica con quasi 5 chilogrammi di marijuana (la canapa essiccata) e 18 piante di cannabis indica, alte oltre un metro. Come in una famosa commedia inglese di qualche anno fa, in cui un’arzilla donna di mezza età si dava alla coltivazione casalinga di droga, scoprendone gli enormi margini di guadagno, i carabinieri elbani si sono imbattuti in una sessantenne che è stata, fino a venerdì scorso, quantomeno, connivente col giovane figlio e con il suo illegale uso della botanica. Al momento, infatti, le responsabilità della coltivazione e della detenzione della notevole quantità di marijuana è da ritenersi condivisa tra madre e figlio, che arrestati e poi tradotti alle case circondariali di Pisa l’una e di Livorno l’altro, verranno chiamati a rispondere, innanzi all’Autorità Giudiziaria labronica, di un reato assai grave. Nella famosa e divertente commedia inglese del 2000, la protagonista si cacciava e si toglieva dai guai da sola, risolvendo tutti i suoi problemi economici in modo alternativo, ma la versione elbana, per ora, sembra prendere un’altra piega e pare di ricordare che nel film, il rischio di una condanna a oltre dieci anni di reclusione fosse un rovescio della medaglia un po’ tralasciato, forse perché, di tutta la storia, era la parte un po’ meno divertente.
Maria carabinieri 2012